110
GIUSEPPE CACCIATORE
ranea), dal momento che si oppongono esplicitamente alla «morale co­
sì degli stoici come degli epicurei, siccome quelle che entrambe sono
una
morale di solitari»42.
Tutte le teorie che negano il rapporto tra le idee
eterne dettate dalla Prowidenza e il corso delle umane nazioni e che, di
conseguenza, si affidano o al caso o alla mera corporeità, si risolvono in
filosofie monastiche e solitarie. Al contrario, la filosofia a cui si ispira
Vico non può che essere quella «politica» dei platonici, « i quali con­
vengono con tutti i legislatori in questi tre principali punti: «che si dia
prowedenza divina, che si debbano moderare Fumane passioni e farne
umane virtù, e che l ’anime umane sien immortali»43. Che sono, poi,
com’è ben noto, i tre principi della nuova scienza vichiana: religioni, ma­
trimoni, sepolture44. La socievolezza della natura umana (proprio per­
ché Vico ne rivendica l ’origine divina) non è allora ascrivibile a una leg­
ge astratta nata da umana opinione. Essa non può che fondarsi su quel
«diritto naturai delle genti» che si radica nella consuetudine e che è na­
to, a un parto, dai «costumi umani usciti dalla
natura comune delle na­
zioni» -
che è, come dice Vico, l ’adeguato soggetto della sua scienza -
e che ha come fine la conservazione della società umana. Per questo, la
natura umana, luogo genetico dei costumi, non può che essere «socie­
vole»45.
5. Nella prima
Scienza nuova
Vico aveva disegnato, per così dire, una
vera e propria fenomenologia della politica e del governo, vista proprio
nel concreto punto di passaggio dalla corporeità delle passioni e dei sen­
si alla ragione. «A sì fatta politica del genere umano s’appartengono quel­
le massime, o sieno più tosto sensi umani, intorno a governare e ad esser
governati: che gli uomini prima vogliono la libertà de’ corpi; poi quella
degli animi, o sia libertà di ragione, ed essere uguali agli altri; appresso
soprastare agli uguali; finalmente porsi sotto i superiori. In questi pochi
sensi menarono le prime loro linee tutte le forme de’ governi»46.
Come è ben noto, l ’elemento passionale, corporale, sensibile, poieti-
co-mitico ha un rilievo importantissimo nella filosofia vichiana, special-
mente in relazione alla funzione non soltanto poetico-narrativa, ma an­
che logico-conoscitiva della fantasia. Quale che sia il luogo ontogeneti­
co del mondo (la Prowidenza del Dio creatore per taluni, la metafisica
42 Cfr.
Sn44,
p. 496.
43 Cfr.
ibid.,
pp. 542-543.
44 Questa e le citazioni precedenti sono
ibid.,
pp. 535-536. Il corsivo è mio.
45
Sn25,
p. 1050 (ma cfr. anche
Sn44,
p. 531).
46 Cfr.
Sn44,
pp. 569-570. Qui Vico richiama la Degnità XXXVI, nella quale si legge: «La
fantasia tanto è più robusta quanto è più debole il raziocinio»
(ibid.,
p. 509).
1...,100,101,102,103,104,105,106,107,108,109 111,112,113,114,115,116,117,118,119,120,...241