LA RAZIONALITÀ IMPERFETTA
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stianesimo, concluse Padre Ricci, avrebbe potuto affermarsi solo a con­
dizione di non soffocare l ’immenso patrimonio culturale preesistente;
occorreva anzi innestare il cristianesimo nel tronco stesso della religione
cinese, cioè nell’originario pensiero di Confucio, a cui si era successiva­
mente contrapposto quello ateo e materialista dell’epoca Sung (XI-XII
secolo), quello cioè di Chu Hsi o Maestro Chu, contemporaneo di Tom­
maso d ’Aquino.
Per questi motivi, alle posizioni gesuite verrà imputata (specialmen­
te negli ambienti della Curia Romana) la pericolosità della tolleranza per
i culti locali, che si cercava solo di rendere più «consoni» al cristianesi­
mo. Queste accuse tuttavia si prestavano ad un effetto di ritorno; come
osserva Cristina Santinelli, curatrice dell’edizione italiana, se accettare lo
spiritualismo dei cinesi significava «ammettere implicitamente l’inutilità
della Rivelazione», «sostenerne l ’ateismo significava riconoscere l ’indi­
pendenza della morale - nella quale i cinesi offrivano un esempio eccel­
lente - dalla religione»5.
Per risolvere definitivamente la questione, il vescovo di Rosalie, Ar­
tus de Lyonne, fu inviato dal Papa come vicario apostolico in Cina dove
rimase nell’ultimo decennio del secolo XVII, insieme al vicario aposto­
lico Maigrot, autore di una durissima lettera pastorale contro i gesuiti; al
suo ritorno in patria, Artus pregò Malebranche, conosciuto ed apprez­
zato in Cina, di intervenire nella questione. La
querelle
si spense tra bol­
le papali e pubblici decreti, culminanti nella condanna delle cerimonie
cinesi (1704), a cui l ’imperatore cinese rispose nel 1724 proibendo l ’e­
sercizio del cristianesimo presso il suo popolo.
L
’Entretien
di Malebranche sollevò immediatamente la reazione dei
gesuiti, che risposero con durezza sul «Journal de Trévoux». Male-
branche aggiunse al suo testo un
Avviso
al lettore, in cui riportava le cri­
tiche mossegli e replicava punto per punto, citando inoltre le testimo­
nianze di alcuni gesuiti che invece sembravano avallare le sue posizioni;
in ogni caso, dichiarava di non avere alcuna intenzione di polemizzare
con alcuno.
Di tutto questo informa con rigore la curatrice dell’edizione italiana;
e non c’è che condividere, se non forse accentuare, la considerazione per
cui, di fatto, l
’Entretien
non mira a comprendere la Cina e i suoi culti, né
il suo obbiettivo polemico sono i gesuiti. In realtà il primo intento di Ma­
lebranche è «quello di fornire una sintesi dei propri principi filosofici
per essere utile ai missionari nella loro opera di conversione»6; il secon­
5 C.
S
antinelli
,
Introduzione
a
Convenazione
, cit. pp. 23-24.
6
Ibid.,
p. 27.
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