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ALESSANDRO STILE
guaggio «troppo conforme a quello di Spinoza»13. Malebranche pun
tualizza che Dio «è un certo essere nel senso che è il solo Essere che rac
chiude nella semplicità della sua essenza tutto ciò che vi è di realtà o per
fezione in tutti gli esseri, i quali sono solo delle partecipazioni (non dico
delle parti) infinitamente limitate, imitazioni infinitamente imperfette
della sua essenza»14. Ma in questo modo, l ’Oratoriano non fa che ac
centuare la sua prossimità a Spinoza, per il quale P«esser parte» è la con
dizione delle cose finite in quanto «modi» dell’infinita sostanza.
La strada per un razionalismo integrale si apre proprio a partire da
questa immagine di Dio, depositario della nostra Ragione in quanto ne
costituisce la totalità.
Non dimentichiamo che, tra le
Conversazioni cristiane
del 1677
e La
Conversazione
del 1708
,
Malebranche era arrivato a sostenere, nel
Tratta
to sulla natura e sulla grazia,
che la condotta di Dio «deve recare il segno
della sua sapienza e della sua immutabilità. Mi sembra che lo esiga l ’ordi
ne, che è la sua legge inviolabile»15. Non è un caso che, mentre nella se
conda edizione
(
1677
-
1678
)
delle
Conversazioni cristiane
« l’ordine è cer
tamente la volontà essenziale e necessaria di Dio, quella secondo la quale
e per la quale egli vuole tutto ciò che vuole, poiché vuole l’ordine. Non
vuole che l’ordine, vuole sempre l ’ordine»16, nella quarta edizione del 1693
(dunque a tre anni dalla pubblicazione del
Trattato della natura e della gra
zia)
il concetto di ordine risulta perentorio: «Certamente l’Ordine immu
tabile è la regola inviolabile delle volontà divine»17. Analogamente, nella
Conversazione
del 1708 Malebranche ripropone il concetto di
Ordo,
non
ché il tema connesso della teodicea, attenuando solo parzialmente il rap
porto «costrittivo» che vincola Dio alla sua Saggezza18.
Ma il tema che mi preme qui sottolineare emerge da entrambe le ope
re quale ulteriore aspetto del razionalismo malebranchiano, ratificando
di quest’ultimo, in un certo senso, il fallimento. Nel primo dialogo del
le
Conversazioni cristiane,
a partire dall’assunto che gli dà il titolo, «Sol
tanto Dio opera effettivamente in noi ed è in grado di renderci felici o
13
Mémoires pour l’histoire des Sciences et des Beaux-Arts,
novembre 1713, in N.
MALE-
BRANCHE,
Oeuvres Complétes,
t. XIX,
Correspondance et actes. 1690-1715,
Paris, 1961, p. 849.
14
Conversazione,
cit., pp. 66/67.
15 Id.,
Trattato della natura e della grazia,
a cura di E. Barone, Napoli, 1994, p. 17.
16
Conversazioni cristiane,
cit., p. 65.
17
Ivi,
nota 26.
18 «L’ordine eterno (...)
è
dunque la legge eterna, necessaria e immutabile. Dio stesso
è
obbligato a seguirla, ma resta indipendente, dato che
è
obbligato a seguirla solo perché non
può errare, né smentirsi, né aver vergogna di essere ciò che
è,
né smettere di stimarsi e di amar
si, né smettere di stimare ed amare tutte le cose in proporzione alla loro partecipazione alla
sua essenza» (
Conversazione,
cit., p. 103).