LA RAZIONALITÀ IMPERFETTA
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L’indipendenza dell’essenza rispetto alla realizzazione nel mondo po­
trebbe a questo punto estendersi al rapporto con Dio; certo è una tesi
che trova una forte resistenza nei testi di Malebranche, e lo stesso Bar-
dout ammette in una nota che l’Oratoriano «rifiuta (...) di assicurare al­
le essenze un essere attuale indipendente da Dio»30, aggiungendo però
che per Malebranche Dio crea servendosi di queste essenze inalterabili
che trova nella suprema Ragione o Saggezza, e non in modo arbitrario,
come diceva Cartesio. Questo però significa anche che la visione delle
idee in Dio non è una visione
di Dio,
in quanto paradossalmente le ve­
rità logiche non dipendono più da Dio, il quale le vede in se stesso31.
Queste considerazioni inducono Bardout a interrogarsi sulla «pena­
lizzazione» dell’esistente, sullo scarto tra l’essere creato e l ’essere ideale
(ma più «reale») delle cose, su una essenza che si trova più in alto del­
l’esistenza come dato di fatto32. Viene tuttavia ribadita la tesi del carat­
tere assolutamente ontologico della conoscenza: la scienza è misura del-
l ’essente proprio perché non c’è distinzione tra conoscenza scientifica e
fondamento ontologico; l ’ontologia si dispiega a partire dalla conoscen­
za per idea in cui la scienza trova il suo fondamento. Di qui il recupero
delle fonti scolastiche di Malebranche, il cui pensiero viene inserito (con
evidenti forzature) nel solco di una tradizione che comprende Enrico di
Gand e Duns Scoto e che si rifà ad una «conoscenza astrattiva», che non
abbraccia l’esistenza della cosa «ma riconosce come suo oggetto ade­
guato il
noema
prodotto nella rappresentazione»33, e al concetto di
spe­
cies,
inteso non più come elemento rivelatore della cosa ma come termi­
ne ultimo della conoscenza. Se per Malebranche solo l’idea-essenza è as­
solutamente presente allo spirito, già con Duns Scoto e Suarez - osser­
va Bardout - l ’essere oggettivo si interpone tra lo spirito e la cosa, «fino
a obnubilare totalmente quest’ultima»34, e la realtà si comprende a par­
30
Ibid.,
p. 172 n.
31 II sapere razionale in questo modo, scrive Bardout, «si laicizza»
(ibid.,
p. 163); come
dirà alcune pagine dopo, «le metafisiche contemporanee tendono sempre più ad articolare un
sapere delle essenze indipendente anche dall’istanza teologica che all’origine consentiva di
renderlo operativo»
(ibid.,
p. 174); e le scienze (specie quelle matematiche) vengono costitui­
te nella loro univocità e fondate appunto nella metafisica, la quale, «intesa ormai come dot­
trina della conoscenza, appare in questa prospettiva come la chiave di volta di quello che le
scienze matematiche presentano come l’itinerario della ragione verso Dio»
(ibid.,
p. 166).
32 «Si potrebbe obbiettare che l’essere, una volta conosciuto, subisce una significativa sva­
lutazione, una diminuzione ontologica, in quanto diventa oggetto di rappresentazione; in al­
tri termini: l’essere nell’idea costituisce davvero il modo d’essere privilegiato primario e tale
da fondare Tessente rispetto al suo essere effettivo nel mondo?»
(ibid.,
p. 110).
33
Ibid.,
p. 119.
34
Ibid.,
p. 120.
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