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ALESSANDRO STILE
tire da ciò che è pensabile35. Non varrebbe dunque l’esplicito rifiuto del­
la scolastica professato da Malebranche all’inizio del III libro della
Re-
cherche,
perché il suo rifiuto delle
species
si riferisce soprattutto all’ac­
cezione tomista del termine che spiritualizza «illecitamente» il sensibile,
laddove « l’Oratoriano si rifiuta di fare dell’idea un riflesso appannato
della cosa», ed è vicino piuttosto alla
essentia realis
di Suarez, il quale, se
da una parte, ammette Bardout, voleva attualizzare tale essenza nell’esi­
stenza, dall’altra, «in quanto mostra una struttura resistente, una natura
con le sue caratteristiche intrinseche immutabili, conserva un essere og­
gettivo nell’intelletto divino»36.
Diventando teoria del conoscere, in quanto l ’essere è ormai inter­
pretato a partire dalle condizioni generali della rappresentazione, la me­
tafisica mantiene la sua pretesa ontologica nel momento in cui diventa
una analitica dell'intelletto e dei suoi oggetti. In questo senso, l ’intento
di Bardout è quello di costatare la pregnanza dello schema della rap­
presentazione nella descrizione di
tutti \
modelli di conoscenza (riassu­
mibili nella triade Dio-uomo-mondo); ma ancor prima, di cogliere l ’u­
nivocità del discorso metafisico di Malebranche. Se da una parte cioè si
può dire che noi non pensiamo come Dio in quanto la nostra anima non
contiene le idee (che dobbiamo trovare in Dio), è vero dall’altra che lo
statuto dell’idea non muta in entrambi i casi, nel senso che
tutte
le in­
telligenze (compreso l ’intelletto divino) sono soggette a una stessa ve­
rità (una «comunità razionale universale») al punto da potersi parlare
di «identità del modo di conoscenza». L’univocità non attinge perciò
solo agli oggetti conosciuti dai diversi intelletti (uomini, angeli, Beati,
Dio stesso), ma alla stessa
ratio cognoscendi
in base alla quale sono co­
nosciuti.
Se qualunque tipo di conoscenza è rappresentativa, ciò deve valere
anche per la conoscenza di Dio e per quella dell’anima, che pure, dice­
va esplicitamente Malebranche, non sono conosciuti attraverso l ’idea
ma, rispettivamente, mediante la visione diretta e il sentimento interio­
re. Nel primo caso, Bardout sostiene che «quando Malebranche rifiuta
che Dio si faccia oggetto di un’idea è per respingere la rappresentazio­
ne di Dio mediante un archetipo diverso da se stesso»; in altri termini,
per reintegrare l ’idea di Dio Bardout osserva che per Malebranche «Dio
si fa idea di se stesso, diventa l ’archetipo di se stesso»37. Di fronte alla
35 «E reale ciò che si oggettiva al pensiero e acquista rispetto ad esso pensiero la consi­
stenza assoluta di oggetto (...); la realtà si decide a partire dalla rappresentazione dell’idea ar­
chetipo»
[ibid..,
p. 121).
36
Ibid.,
p. 122.
37
Ibid.,
p. 98.
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