LA RAZIONALITÀ IMPERFETTA
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di un’efficacia diretta dell’idea della nostra anima. Ma nulla impedisce,
almeno in teoria, di fare del sentimento o della coscienza il risultato di
una efficienza accresciuta dell’idea archetipo della nostra anima». E que­
sto vuol dire che l ’Oratoriano «tenta di mantenere l ’anima nella sfera di
visibilità propria della metafisica»51.
Il terzo oggetto della conoscenza è il mondo e la fondazione della fisi­
ca. Ma, dal momento che questa non è più garantita dall’esistenza del suo
oggetto (in quanto, come si è detto, l’idea non la attesta), occorre chiedersi
se la cecità dell’essenza nei confronti dell’esistenza non segni i limiti della
metafisica nella sua pretesa epistemologica assoluta. Ebbene, se in Male-
branche la natura ha una valenza negativa quando aspira ad una propria
consistenza individuale che implicherebbe una ribellione alla potenza del
creatore, tuttavia ha anche il significato di «natura delle cose», che non ha
a che vedere con le proprietà delle cose nella loro esistenza attuale. Si trat­
ta cioè di «meditare il creato a partire dall’increato, di accedere a un mon­
do invisibile nella sua unica rappresentazione visibile»52, e di considerare
le leggi della natura «istituite a conclusione di un calcolo di cui conoscia­
mo i principali parametri»53; e se l’origine delle verità matematiche è di­
verso da quello delle verità della fisica, nel senso che per le prime parlia­
mo di «autofondazione nell’essenza immutabile di Dio» e per le seconde
di «immutabilità di un volere», si può aggiungere che «mentre per Carte­
sio la necessità delle leggi naturali diventava contingente relativamente al­
l’atto creatore, in Malebranche la necessità delle verità fisiche è perfetta­
mente univoca in quanto queste verità, per quanto istituite e volute im­
mutabilmente, hanno come compito di rendere intellegibile un universo
che, in virtù dell’ordine, diventa condizionalmente necessario»54. Le ve­
rità fisiche non sono allora
necessarie,
in quanto Dio poteva anche non
creare; ma nel momento in cui crea, quelle leggi e solo quelle devono es­
sere osservate55, anche se non possiamo «dedurle» dalla natura divina56.
51
Ibid.,
p. 276.
52
Ibid.,
p. 285.
53
Ibid.,
p. 287.
54
Ibid.,
p. 289.
55 «La necessità è negata alle verità fisiche al solo fine di preservare la libertà dell’azione
creatrice. Una volta preservatosi da tutte le tentazioni spinoziane, Malebranche può final­
mente affermare il carattere assolutamente necessario delle verità della fisica e delle leggi del­
la natura, benché siano istituite dalla volontà divina»
(ibid.,
p. 290), e può contrapporre ad
esse le verità «contingenti» come la storia, legate alle vicissitudini del volere umano.
56 «L’estensione intellegibile non mostra le leggi attuali del movimento ma si presenta
piuttosto come la condizione di rappresentazione di tutti i movimenti possibili. È richiesta la
conoscenza sperimentale per manifestare le leggi che Dio ha scelto tra la totalità delle solu­
zioni possibili»
(ibid.,
p. 291).
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