INVENTIO
E VERITÀ NEL PERCORSO VICHIANO
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Ma l’ingegno, secondo la tradizione che risale a Virgilio e Orazio6, ha
un ruolo determinante ugualmente nel mondo animato come in quello
inanimato nella continuità della disposizione spirituale e si lega intima­
mente alla fondazione dell
'ars:
basti pensare alla più pura accezione vi-
chiana che assimila «ingegnere» e «ingegno» nella
Sn44
7, dove Dedalo,
secondo la tradizione non solo ovidiana ma anche lucreziana, viene ad es­
sere davvero il prototipo dell’inventore e viene usato quale sinonimo di
ingenium
, anche nel senso linguistico, designando «daedala tellus» per
«ingegnosa»8. Ma la differenza che Vico stabilisce nelle
Vici vindiciae
9,
utilizzando una citazione da Tacito, tra l’ingegno dei Britanni e l’applica­
zione (
studium
) dei Galli rende ragione del livello nel quale l’ingegno, in
matrice umanistica nella sua derivazione da
in-gignere,
si contrappone ad
ars:
generazione contro produzione; e qui si tratta della
generatio
tramite
experimentum
di matrice baconiana. L’ingegno aiuta a scorgere le somi­
glianze e a farle: «v’è bisogno d’ingegno per iscoprir qualcosa»10e anco­
ra, «trovare è opera del caso; creare, dell’industriosità»11 («
invenire enim
fortunae est, facere autem industriae
»).
Rinvenire
è una sembianza del­
l’ingegno relativa al concetto di
generatio;
il
facere
si riconduce al
Yars,
al­
la produzione per mezzo di
industria, \lingenium
quale
natura
racchiude
entrambi questi aspetti e se la geometria è benefica per l’ingegno non co­
me metodo ma in quanto permette l’applicazione in discipline disparate,
allora occorre elaborare una geometria non analitica, ma sintetica, che
permetta di «non già trovare (
invenire)
la verità, ma crearla»12.
Dalla lettura della
Sn44,
libro II, VII, V emerge ancora che «la prov­
vedeva ben consigliò alle cose umane col promuovere nell’umane men­
ti prima la topica che la critica, siccome prima è conoscere, poi giudicar
delle cose. Perché la topica è la facultà di far le menti ingegnose, sicco­
me la critica è di farle esatte; e in que’ primi tempi si avevano a ritruo-
vare tutte le cose necessarie alla vita umana, e ’l ritruovare è propietà del­
6 Ernesto Grassi, nel suo lavoro pubblicato sul finire degli anni ’80, individuava bene l’e­
redità di Virgilio e di Ovidio nel forte legame tra
ingenium
e
natura
che caratterizza gli esse­
ri viventi, così come quello stabilito da Cicerone tra
ingenium
e senso del divino (E.
GRASSI,
Potenza dell’immagine. Rivalutazione della retorica,
Milano, 1989).
7 Ediz. Battistini, cit., p. 732: «Parti navale e nautica sono gli ultimi ritruovati delle na­
zioni, perché vi bisognò fior d’ingegno per ritruovarle; tanto che Dedalo, che funne il ritruo-
vatore, restò a significar esso ingegno, e da Lucrezio ne fu detta ‘daedala tellus’».
8
O
v id io
,
Metamorfosi,
Vili, 159;
L
ucrezio
,
De r. nat.,
1 ,228.
9
Vici vindiciae,
cit., p. 59.
10G.
B.VlCO,
De antiquissima italorum sapientia,
in
I
d
.,
Operefilosofiche,
a cura di P. Cri-
stofolini, Firenze, 1971, p. 125; d’ora in poi
De ant.
11
Ibid.,
p. 303.
12
Ivi.
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