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ALESSANDRO STILE
te tematizzazione di quella che si potrebbe chiamare una
sapienza delsen
so,
che non considera affatto passivamente le facoltà sensibili e percetti
ve, ma punta ad una loro precisa valorizzazione, non solo come elemen
ti centrali della conoscenza umana, ma ancor più come facoltà ‘creative’
e perciò poste all’origine della poesia e della civiltà»66.
Se in Malebranche è assente una prospettiva aperta al recupero del
la costitutiva storicità della natura umana, cui Vico perviene sviluppan
do quei temi, non è tuttavia soffocato dall’Oratoriano l ’emergere (e di
rei 1’
emergenza)
di una realtà irriducibile al processo di traduzione me
tafisica nel senso epistemologico cui si è fatto riferimento in preceden
za. Nella
Conversazione
del 1708 Malebranche dalla percezione risaliva
alla conoscenza di Dio, riproponendo il percorso del
Trattato sull’amo
re di Dio-,
ma tutto questo è, ancora una volta, in funzione di una cono
scenza della natura umana che si esalta nel suo identificarsi con l’unica
ratio
divina. Di qui, l ’ambivalenza che Vico coglie in Malebranche, rite
nuto l ’anello più debole del razionalismo cartesiano67, ma, proprio per
questo, il frutto più fecondo di una immagine dell’uomo che si va pro
gressivamente configurando nel lungo percorso intellettuale che giun
gerà alla
Scienza nuova.
Un confronto tra i due pensatori si impone per
ciò non più a partire da paludate contrapposizioni o strumentali pre-
corrimenti, ma in una prospettiva più ampia, che contempla entrambi
all’interno di un pensiero radicalmente moderno, incamminato sulle vie
di una ragione che si fa storia.
A
l e ssan d ro
S
tile
66 G.
PATELLA,
Vicoe ilprimato del sentire
, in
IImondo di Vico/Viconel mondo,
a cura di F.
Ratto, Perugia, Guerra, 2000, p. 340; si tratta di un recente scritto deflo studioso vichiano da
tempo impegnato sul tema della corporeità in Vico; cfr.
I
d
.,
Senso, corpo, poesia,
Milano, 1995.
67 Mi permetto di rimandare al mio
«La corpulenza del Padre Malebranche»,
su questo
«Bollettino» XXX (2000), pp. 51-60.