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GIUSI FURNARI LUVARÀ
esse, com’è noto, occupa un posto particolare la dissertazione pubblica­
ta nel 1708,
De nostri temporis studiorum ratione.
A quest
'Orazione
Vi­
co attribuisce un significato rilevante, considerandola un primo appro­
do, ma anche il momento culminante di quanto - scrive nell’autobio­
grafia - «egli era ito nella mente cercando nelle prime orazioni augura­
li» 4: la ricongiunzione tra la «sapienza» e la «prudenza». Qui, per la pri­
ma volta, il disegno pedagogico-politico del filosofo assume la forma di
problema filosofico, proponendosi come questione di metodo, ricerca
dei modi attraverso cui il «sapere», concepito fino a quel momento alla
maniera degli umanisti, quale educazione alla vita civile, si organizza co­
me possibilità critica, forma pratica delle capacità della mente. Quel sa­
pere che Cartesio aveva messo sotto accusa, allorquando, «disappro­
vando gli studi delle lingue, degli oratori, degli storici e de’ poeti»5, ave­
va contrapposto il «vero» al probabile e al verosimile; un «vero» che ri­
sultava insidiato, inoltre, tanto dallo scetticismo libertino che dal «no­
minalismo hobbesiano»6.
Le
Institutiones oratoriae1
, trattato di retorica a cui Chaim Perelman,
talvolta, fa riferimento nel ritornare ai luoghi dell’argomentazione8, e che
Croce ha definito «un arido manuale rettorico scritto ad uso della sua
scuola (nel quale invano si cercherebbe un’ombra del suo vero pensie­
ro)»9, oltre ad essere un indispensabile strumento di lavoro, si può inse­
rire nel contesto del programma di chiarificazione teorica della
scientia
CIATORE,
Filosofia ‘civile’ efilosofia ‘pratica’,
in
Lafilosofia pratica tra metafisica e antropolo­
gia nell’età di Wolffe Vico,
a cura di G. Cacciatore, V. Gessa-Kurotschka, H. Poser, M. San­
na, Napoli, 1999 p. 25).
4 Com’è noto, la dissertazione pronunziata il 18 Ottobre 1708, il
De nostri temporis stu­
diorum ratione,
di gran lunga la più interessante delle prolusioni, ha un’originaria connota­
zione di prestigio: «Nell’anno 1708, avendo la regia Università determinato fare un’apertura
di studi pubblica solenne e dedicarla al re con un’orazione da dirsi alla presenza del Cardinal
Grimani, viceré di Napoli e che perciò si doveva dare alle stampe, venne felicemente fatto al
Vico di meditare un argomento
cheportasse alcuna nuova scoverta edutile al mondo delle let­
tere,
che sarebbe stato un desiderio degno di essere noverato tra gli altri del Bacone nel
Nuo­
vo Organo
delle scienze» (G. Vico,
Vita di Giambattista Vico scritta da se medesimo,
in Id.,
Opere,
cit.,
1
. 1, p. 36, corsivo mio; d’ora in poi indicato con
Vita).
5
Ibid.,
p. 29. Vico fa qui riferimento al
Discours de la méthode
(1637), capovolgendo la
reale cronologia di quest’opera e posponendola alle
Meditationes deprimaphilosophia
; cfr. A.
B
attistini
,
Note
a G. Vico,
Opere,
cit., t. II, p. 1270.
6 F.
BOTTURI,
La sapienzadella storia. Giambattista Vicoe lafilosofiapratica,
Milano, 1995,
P- 31.
7 G. Vico,
Institutiones oratoriae,
a cura di G. Crifò, Napoli, 1989.
8
Cfr. C
h
. PERELMAN,
L.
O
lbrechts
-T
yteca
,
Trattato dell’argomentazione. La nuova re­
torica,
2
voli., tr. it. Torino,
1982 .
9 B.
CROCE,
Estetica come scienza dell’espressione e linguistica generale
(1902), a cura di
G. Galasso, Milano, 1990, p. 290.
1...,122,123,124,125,126,127,128,129,130,131 133,134,135,136,137,138,139,140,141,142,...241