TOPICA, RETORICA E
SCIENTIA CIVILIS
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La trasmissione del sapere, che la lunga tradizione cristiano-medie-
vaie, o anche umanistica, aveva accreditato sull’autorità dei testi sacri o
degli
auctores,
viene affidata, nel
De ratione,
alle facoltà della mente ben
orientate da un opportuno criterio euristico-dialettico: dal metodo degli
antichi. Vico recupera così la funzione metodologica del sapere topico,
che individua non come passiva trasmissione di contenuti di sapere, né
come mero luogo di esercizio critico, ma come percorso attraverso cui la
mente mette in movimento le sue potenzialità creative e critiche. Aiutata
dalla topica, la mente si immerge nell’esperienza storica del problema e,
ricreandone le linee compositive, sprigiona
Xinventio,
appropriandosi di
un’ordinata dinamica risolutiva, ma soprattutto di quell’arte predisposta
ad bene beateque vivendum
14senza la quale non si dà vita civile15.
Se Aristotele è l ’autorevole teorico dell’arte dialettico-retorica inte
sa come ordine del discorso fondato sull’opinabile e strutturata secon
do lo schema logico del sillogismo, bisogna tornare a Cicerone se si vo
gliono cogliere gli aspetti più squisitamente giuridici e politici della dia
lettica aristotelica. A Roma infatti, in particolare ad opera di Cicerone,
la retorica assume una più specifica funzione civile-oratoria, predispo
nendosi a divenire quella «ideologia linguistica» in cui, com’è stato os
servato, «retorica
scientia civilis
e
sapientia
si identificano»16. Giusta
mente Theodor Viehweg osserva, come Cicerone intenda per topica più
una prassi che una teoresi, cosicché si può dire che «mentre in Aristo
tele, anche se non in via esclusiva, si tratta in primo luogo della forma
zione di una teoria, per Cicerone si tratta invece della applicazione di
un catalogo completo di
topoi.
Mentre l ’interesse del primo è rivolto es
senzialmente ai fondamenti, il secondo si preoccupa dei risultati»17 .
Vico - come risulta dalle
Istitutiones
e dal
De ratione
18- dal canto
suo, avverte pienamente il carattere euristico-critico di quest’arte, e, ri
14 Cfr. G.
Vico, Oratio I,
in
Le Orazioni inaugurali,
cit., p. 72.
15 Per Vico, infatti, la «topica non deve essere intesa come un ricettacolo di ‘precetti’», di
essa bisogna valorizzare soprattutto la valenza filosofica: «affinché i manuali che trattano del
la pratica, come l’oratoria, la poetica e la storia, siano utili, è necessario siano come gli dei La
ri: mostrino soltanto dove e come si debba andare e cioè tramite la filosofia alla contempla
zione della stessa ottima natura»
(De rat.,
p. 155). Questi dèi, «
dei compilates»,
collocati dai
romani ai crocicchi fungevano da indicatori di via. «Nel muto gesto deittico Vico scorge un
emblema del metodo maieutico» (A.
BATTISTINI,
Note,
cit., p. 1348), quel metodo che in So
crate, «levatrice di ingegni», si dava come processo inteso a promuovere nei giovani «il cona
to della mente al vero» (G. VICO,
De universi iuris unoprincipio etfine uno,
liber alter,
De co
stantiajurisprudentis
, cap. 1 ,1, in Id.,
Operegiuridiche,
a cura di P. Cristofolini, Firenze, 1974,
p. 352).
16 F. B
otturi
,
Tempo, linguaggio e azione,
cit.
p. 105.
17 Th. VlEHWEG,
Topica e giurisprudenza
(1953), tr. it. Milano, 1962, p. 26.
18 Molti sono gli studiosi che hanno sottolineato come le
Institutiones
vadano lette in con-