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GIUSI FURNARILUVARÀ
trovando nella topica i segni di un corretto procedere verso l’uso prati
co e argomentativo della ragione, recupera la tradizione ciceroniana, che
aveva pensato alla topica soprattutto come a un «formulario» giuridico-
civile. Al tempo stesso, egli recupera la funzione euristica della tradizio
ne retorica, che aveva trovato il miglior riconoscimento in Aristotele ma
che, dopo di lui, era «sbiadita», in modo particolare da quando « l’opi
nione di Cicerone aveva preso il sopravvento»19.
Tuttavia, a differenza dell’uno e dell’altro, a partire da una conce
zione non intellettualistica, ma poietico-creativa e «divina»20della men
te - come risulta nella prima
Orazione
- , Vico coglie nella topica un’in
dicazione di metodo che non si limita ad accogliere come mero stru
mento di sapere. La topica è per lui un tracciato di argomenti che gio
vano alla formazione del senso comune e delle capacità critiche e inven
tive della mente, secondo quelle finalità etiche e politiche per le quali le
artes liberales
erano state pensate. Ancora, più a fondo, dopo essere pas
sato attraverso le
Orazioni,
Vico scopre come l ’arte retorica, i tropi e le
figure non sono tanto forme di abbellimento del linguaggio poetico,
quanto forme e linguaggio della mente, attività originarie di pensiero,
con cui l ’uomo si affaccia sul mondo interpretandolo. La topica diviene
allora non una mera raccolta di
topoi,
e men che mai uno strumento di
controllo della coerenza proposizionale e argomentativa, ma un sapere
umano dinamico, creativo, immerso nella temporalità storica, forza viva
che trae origine e senso dall
’inventio,
particolare attitudine della mente
capace di collocare l ’uomo
in vita agenda
e di sollevarlo sopra di essa.
Tale attività ingegnosa, che affonda le sue radici nella natura umana ma
vive tra le relazioni sociali, dischiude le porte della realizzazione storica
nessione con il
De ratione
, rappresentando quelle il naturale completamento di questo. Ales
sandro Giuliani, leggendo «le
Orazioni inaugurali
dal 1699 al 1708, in stretta connessione con
le
Institutiones»
avanza un’interessante lettura dell’aspetto più particolarmente logico che Vi
co attribuisce alla retorica (A.
GIULIANI,
Lafilosofia retorica di Vico e la nuova retorica,
in «At
ti dell’Accademia di Scienze morali e politiche di Napoli» LXXXV, 1974, p. 143).
19 VlEHWEG,
op. cit.,
p. 26.
20 È interessante notare come già nella prima
Orazione
Vico insista sulla natura divina del
l’animo umano, tracciando una linea di pensiero orientato a mettere in armonia la tendenza
creativa della mente con la sua naturale intenzione di verità, quali originarie condizioni di una
natura umana creata con destino storico, e dunque capace di dare vita al mondo umano co
me mondo civile. Così, in analogia alla mente di Dio, l’animo umano «produce e crea idee
nuove» (cfr.
Oratio I,
cit., p. 83) e guidato da una natura che «ci ha creati per la verità» (p.
91), da un «ingegno che ci guida» e dalla «meraviglia che ci fa fermare»
(ivi),
l’uomo proce
de alla definizione di un «sapere» che porta «beneficio» alla società umana. La «lira di Orfeo
e la nave di Argo», elevate a costellazioni, testimoniano, infatti, che le menti umane sono ce
lesti e che Socrate facendo «discendere dal cielo la filosofia morale», in realtà ha innalzato
«l’animo suo al cielo» (pp. 89-91) facendo del cielo una residenza umana.