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GIUSI FURNARI LUVARÀ
torica, l ’efficacia di un «sapere pratico-prudenziale» governato dalla to­
pica, che non trasmette verità da recepire passivamente, ma consente di
appropriarsi di convinzioni di senso comune; non enuncia princìpi rigi­
di che risultano inapplicabili quando bisogna prendere delle decisioni
nelle vicende di vita pratica, ma restituisce alla creatività della mente la
possibilità di sviluppare le potenzialità naturali che la dispongono ad es­
sere misura di senso nelle relazioni umane, abituando le menti a formu­
lare giudizi ponderati sulle varie questioni, siano esse tanto di natura pra­
tica che gnoseologica.
Tutto ciò viene individuato e chiarito in un contesto culturale e sto­
rico in cui la nascita di un concetto nuovo di libertà etica, politica e di
pensiero metteva in luce la stanchezza dei princìpi metafisici tradiziona­
li. A tali princìpi si era opposto il razionalismo matematizzante dei car­
tesiani, che, impegnato a esaltare la forza chiarificatrice della ragione,
aveva rivolto l ’attenzione sul rigore del ragionamento dimostrativo, pro­
clamando il dominio della ragione calcolante in ogni ambito del sapere.
Vico, ben conoscendo i percorsi inerenti la
scientia civilis,
lungo i quali
si era travagliata la tradizione umanistica, riafferma con nuova convin­
zione le potenzialità «teoretiche» della ragione pratica, topica e argo­
mentante, ricongiungendo il potere elocutivo della parola persuasiva a
quello inventivo-ragionante della topica. Al tempo stesso, recuperando
la
ratio
dialettico-retorica del verosimile, avverte l ’esigenza di ripensare
una nuova «metafisica della mente»26dentro la quale inscrivere i fonda­
menti originari che rendono comprensibile il reale storico, il «possibile»
e il «probabile», luoghi in cui il tempo si distende come dimensione di
esistenza dell’azione umana.
Dopo aver ribadito, nel
De ratione,
l ’importanza della topica quale
metodo del sapere pratico, Vico s’impegna nella ricerca delle potenzia­
lità e dei limiti per la definizione dei fondamenti, dei
principia
a partire
dai quali si può giustificare la conoscenza del mondo fisico-naturale27.
Si interroga anche sui fondamenti originari del diritto28, e perviene poi
alla domanda di fondo della sua filosofia: la ricerca dei princìpi che go­
vernano il mondo umano e quello delle nazioni29. Questo lungo trava-
26 Usiamo l’espressione «metafisica della mente» nel senso inteso da
O
t to
,
op. cit.,
in par-
tic., per il
De rat.,
pp. 67-73.
27 Cfr.
De antiquissima
(1710), là dove, per la prima volta, Vico formula il principio riso­
lutivo della sua teoria della conoscenza: la convertibilità di
verum
e
factum.
28 Cfr.
De uno universijuris principo etfine uno\De costantiajurisprudentis
(1720-1722).
29 Le diverse redazioni della
Scienza nuova
datano del 1725, 1730, 1744; è da sottolinea­
re che nelle aggiunte destinate ad accompagnare l’edizione della
Scienza nuova
del 1730 si tro­
vano alcune pagine che hanno come titolo «Pratica della Scienza nuova». Tali pagine, che il
1...,130,131,132,133,134,135,136,137,138,139 141,142,143,144,145,146,147,148,149,150,...241