TOPICA, RETORICA E
SCIENTIA CIVILIS
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glio filosofico, assai complesso e che si dirama per molteplici vie, porta
al suo interno un’intenzione particolare: fornire una filosofia pratica30,
ovvero una filosofia che giovi alla conservazione e allo sviluppo della so
cietà civile.
Le
Orazioni inaugurali
e il
De ratione
offrono una prima testimo
nianza di questa tensione di ricerca che attraversa, senza mai pacarsi, l ’in
tera opera vichiana, dalla lezione dell’umanesimo ciceroniano al
De an
tiquissima,
al
De uno
e al
De costantia
sino alle faticose e ripetute reda
zioni della
Scienza nuova.
Nelle
Orazioni
, pur prevalendo nei toni e nei
contenuti la tradizione umanistico-ciceroniana, si avverte già il travaglio
teorico di chi agita nella mente una questione assai complessa che in que
sta fase di riflessione si configura nel «proporre universali argomenti sce
si dalla metafisica in uso della civile»31.
«Antichissimo patrimonio culturale della civiltà mediterranea»32,
l ’arte della persuasione tradizionalmente si era imposta come un tessuto
in cui i fili del comportamento politico-sociale si intrecciano con quelli
della creatività poetica ed elocutiva. Nell’awiare la sua attività di mae
stro di retorica, Vico ripensa i modelli teorici messi a punto da tale arte,
filosofo espunse dalla pubblicazione di quell’edizione, sono state edite una prima volta a Na
poli nel 1862 da Giuseppe del Giudice, sotto il titolo di
Scritti ineditidiGiambattista Vicotrat
ti da unautografodell’autore,
successivamente nell’edizione delle
Opere
curata da Nicolini per
i tipi di Laterza, Bari, 1911-1916, voi. Ili, pp. 1052-1058. Esse meritano di essere prese in con
siderazione, tra l’altro perché dimostrano come Vico, preoccupandosi che il suo scritto po
tesse essere considerato «esclusivamente in una dimensione di teoria sistematico-filosofica del
la politica (...) sente l’esigenza quasi di colmare un vuoto, quello, cioè, di completare l’ambi
to di esplicazione della nuova scienza in direzione della ‘pratica’, di quel territorio, insomma,
che deve essere proprio di quelle scienze che il filosofo napoletano definisce ‘attive’ e che han
no ad oggetto quelle materie ‘le quali dipendono dall’umano arbitrio’» (G.
CACCIATORE,
Vi
co e lafilosofia pratica,
in questo «Bollettino» XXVI-XXVII, 1996-1997, pp. 82-83).
30 Dal
De antiquissima
alla
Scienza nuova
è leggibile una costante tensione di Vico verso la
definizione di una dimensione filosofica che trovi i princìpi originari a partire dai quali si possa
dare forma a una
«scientia civilis».
In un immane lavoro di ripensamento della tradizione, Vico
ricostituisce la genesi del «sapere», individuando i segni di una nuova «metafìsica» nelle forme
originarie attraverso cui l’uomo ha lasciato che la sua natura socievole si facesse storia, scienza
di vita. Questa intenzione, tra l’altro, sembra poter essere testimoniata anche dall’idea vichiana
di corredare la
Scienza nuova
(1730) della «Pratica sulla scienza nuova».
A
chiarimento dell’ar
gomento si rinvia - tra i più recenti - agli importanti studi di:
F. BOTTURI,
La sapienza della sto
ria,
cit.; G.
CACCIATORE,
Vicoe lafilosofiapratica,
cit., pp. 77-84; M. H.
F
isch
,
Vico’sPractica,
in
G. B. Vico’sScienceofHumanity,
ed. by G. Tagliacozzo-D. Ph. Verene, Baltimore-London, 1976,
pp. 423-430;
W. H
ennis
,
Politik und praktische Philosophie Schriften zur politischenTheorie,
Stuttgart, 1977 ; H.
K
uhn
,
Aristoteles unddieMethode derpolitischen Wissenschaft,
in
Rehabili-
tierung der praktischen Philosophie,
hrsg. v. M. Riedel, Freiburg, 1974, voi. II, pp. 261-290; E.
Nuzzo, Vicoe l’«Aristotelepratico»,
cit.;
A.
PONS,
PrudenceandProvidence,
cit., pp. 431-448.
31
Vita,
p. 30.
32 VlEHWEG,
op. cit.,
p. 26.