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GIUSI FURNARILUVARÀ
Dalla lettura della
Vita scrìtta da se medesimo
si evince come Vico,
procedendo nei suoi studi giuridici, letterari e filosofici, sempre più si
disponga ad entrare in un ordine di pensiero filosofico in cui le forme
espressive delle discipline umanistiche si configurano quali paradigmi
teorici con cui interpretare il mondo e dare senso all’agire umano. Al
tempo stesso, il senso della storia che deriva da queste forme di sapere
sollecita in lui la consapevolezza che la
ratio
umana non è un semplice e
astorico dato della natura, ma la capacità creativa con cui non l ’uomo,
nella sua singolarità, ma
gli
uomini, al plurale, sfidano il tempo, vincen­
dolo nella concretezza di una comune, e dunque politica e «civile», azio­
ne culturale e storica. Una consapevolezza che investe il carattere stori­
co, discorsivo e creativo della ragione e che diviene l ’orizzonte filosofi-
co più significativo per la definizione del pensiero vichiano.
Nei nove lunghi anni di studio «disperato» e «solitario», Vico ap­
profondisce gli studi «delle leggi e de’ canoni», «de’ dogmi» e «della dot­
trina cattolica»42. Attraverso Valla43, si accosta a Cicerone, e quindi a Vir­
gilio e a Orazio44, mentre il platonismo rinascimentale lo porta sulla via
di Platone45. Cosa cerchi e trovi in queste letture lo confessa nella sua
opera autobiografica: «Ad un medesimo tempo le opere filosofiche di
Cicerone, di Aristotele e di Platone,
tutte lavorate in ordine a ben rego­
lare l’uomo nella civile società,
fecero che egli nulla o assai poco si dilet­
tasse della morale così degli stoici come degli epicurei, siccome quelle
che entrambe sono una morale di solitari: degli epicurei, perché di sfac­
cendati chiusi ne’ loro orticelli; degli stoici, perché di meditanti che stu­
diavano non sentire passione»46. Ciò che cerca e trova nei filosofi men­
zionati è dunque la scienza politica, non pragmatisticamente intesa co­
me un insieme di risposte più o meno ragionevolmente giustificate, quan­
to pensata in maniera umanistica, come espressione creativa di una sa­
pienza eticamente orientata a dare impulso al bene comune. Un itinera­
rio di ricerca di senso del «sapere» che tiene al centro dell’interesse la
saggezza e la «prudenza», quali forme di un’operosità poietico-razioci-
quali dividono gli uomini) ed a’ corporali piaceri’. Al contrario, la
forma
e la
mente
del mon­
do delle nazioni è fonte di perfezione (che si manifesta, innanzitutto, attraverso i forti e i sa­
pienti); è stimolo all’attività industriosa; è capacità di ognuno di essere competente e pratico
nella propria arte o professione; è insomma, origine di armonia e di ordine, cioè delle ‘belle
virtù civili’ e di tutto ciò che alla base della conservazione degli Stati»
(ibid.,
p. 84).
42
Vita,
p. 12
43
Ivi.
44
Ibid.,
p. 13; su Vico ed Orazio, cfr. S.
CERASUOLO,
Vico esegeta dell'Ars poetica orazia­
na,
in questo «Bollettino» VII (1978), pp. 82-97.
45
Vita,
p. 14.
46
Ibid.,
cit., p. 15 (corsivo mio).
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