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GIUSI FURNARILUVARÀ
L’attenzione verso i princìpi orientativi del vivere civile si fa, dunque,
problema filosofico e, dopo aver trovato una prima composizione nelle
Orazioni
, si propone, nel
De ratione,
come indicazione di metodo. In
questo scritto, come è stato osservato, « l’ingresso di Vico nella
querelle
des anciens et des modernes (...)
assunse la forma di una protesta contro
la riduzione del senso comune»60, a favore della topica e contro il meto
do critico. Un’indicazione di metodo che, se non si vuole tradire la na
tura della speculazione vichiana, non va letta né in chiave «logicistica»
né in quella meramente «pragmaticistica» o «fattuale-sociale», ma sem
pre e assolutamente in chiave di una concezione retorico-trascendenta-
le del sapere, caratterizzata dalla sublime attività creativa della mente
«divinamente» intesa61.
Gli anni in cui Vico scrive le sette
Orazioni
divengono allora mo
mento di studio e di acquisizione critica delle questioni che interessano
la natura sodale-politica dell’uomo, il suo agire e il suo farsi «civile» at
traverso la comprensione del mondo. Per tale comprensione strumenti
critici ed ermeneutici appaiono a Vico via via la poesia, la topica, l ’eti
mologia, il diritto, la religione: tutte forme attraverso cui l ’uomo, in un’e
stensione spazio-temporale che ha nome storia, ha creato e dato senso al
suo abitare il mondo.
Fin dalle
Orazioni,
Vico procede secondo un ordine di discorso che
si configura come ragionate interrogazioni sulla natura umana, sui «fini
politici» che ad essa convengono, sul «senso comune» quale funzione di
giudizio per ben regolarsi nella vita. Ed è proprio con l ’aiuto della no
zione di «senso comune» che, in particolare nel
De ratione
, egli condu
ce la difesa della topica. Sarebbe erroneo, infatti, a suo avviso, allonta-
60 M
ooney
,
op. cit.,
p. 26.
61 E stato opportunamente osservato come «solo per comodità si etichetta questo con
flitto come un duello manicheo tra antichi e moderni (la nota
querelle des anciens et des mo
dernes),
perché in realtà a fronteggiarsi erano le autorità del passato e la ricerca della coscienza
nazionale, i dogmi radicati della religione e i diritti della ragione, la conservazione dello Sta
to feudale e le riforme civili, gli sforzi di mantenere gli uomini nel rango secolare di sudditi e
i tentativi di emanciparli alla condizione inedita di cittadini, la cultura intesa come trasmis
sione di un sapere già dato e la scienza conquistata di volta in volta con una critica persona
le, la letteratura codificata nelle forme collaudate della classicità e la vocazione sperimentale
a saggiare linguaggi più adeguati ai tempi, la persistenza degli ideali eroici della nobiltà, espri
mibili al meglio con il genere epico, e l’affermazione di una borghesia più sensibile a una cul
tura orientata verso la ‘pubblica felicità’» (A.
B
attistini
,
La sapienza retorica di Giambattista
Vico,
Milano, 1995, p. 17). La difesa della «topica» condotta da Vico, pur intesa a recupera
re i valori della tradizione, risulta essere aperta al processo di rinnovamento della società in
quanto il filosofo vede nell’arte topica lo strumento con cui il «suddito» può rendersi cittadi
no, il pensatore critico e libero in virtù della funzione euristica e creativa che si sviluppa, co
me si è visto, grazie alla pratica del ragionamento dialettico-retorico.