TOPICA, RETORICA E
SCIENTIA CIV1US
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nare dalla mente «i secondi veri ossia i verosimili», così come prescrive
Descartes, «allo stesso modo in cui si allontanano i falsi», poiché nulla
contiene più verità dei «verosimili» quando si tratta di deliberare, ovve­
ro di agire con «prudenza nella vita civile»62. Nessuna verità dimostra­
ta, nessuna critica può infatti giovare nell’ambito dell’agire, là dove, in­
vece, giova solo il «senso comune»: capacità di discernimento che si ge­
nera «dal verosimile come la scienza si genera dal vero e l’errore dal fal­
so». La
vita activa
infatti è dominata «dalle occasioni e dalle contingen­
ze» e non vi è fatto umano che possa essere misurato dalla critica, «ret­
tilinea e rigida regola mentale» che tiene fede solo al «primo vero»63.
Quest’idea della verità incentrata nel «primo vero», nel
cogito
cartesia­
no, «non serve come armamentario alle scienze che devono aderire ai lo­
ro oggetti. Vico pone perciò le scienze sotto l’ordine di un ‘vero eterno’
- non di ‘un primo vero’ meramente conforme alla conoscenza»64. Ed è
questa idea eterna e metafisica del vero che caratterizza l ’azione del «sen­
so comune» come azione dell
'ingenium,
vestendo il «verosimile» di
un’indiscutibile potenzialità a dire il vero. Una potenzialità tuttavia che
solo l’atto creativo della mente umana può e sa tradurre in fatto, ovvero
in opera umana e dunque in possibilità di conoscenza per l’uomo. Rin­
venendo nell
'ingenium
le tracce di un’originaria forza creativa, Vico pen­
sa a una «metafisica della mente» all’interno della quale risulti com­
prensibile l ’azione produttiva della mente-corpo-anima, che nell’acco-
gliere la datità sensibile operi come capacità creativa «dall’interno delle
condizioni concrete dell’esistenza». «Humanum ingenium natura homi­
nis sit» afferma Vico nel
De antiquissima
, assumendo come
terminus a
quo
della sua riflessione l ’eredità umanistica, ma investendola di nuova
linfa. L’
ingenium
, infatti, viene assunto «come organo della ricomposi­
zione di una visione unitaria del mondo»65che trova la sua misura di cer­
tezza nel senso comune. «Così - è stato detto - contro la tentazione in­
tellettualistica dell’ingegno barocco Vico fa dell’ingegno anzitutto una
facoltà della conoscenza sensibile e contro la sua tentazione illusionisti­
ca àncora la fantasia produttrice alla verità e alla bellezza metafisiche»66,
e, non meno, a una certezza tutta umana che connette l ’esperienza crea­
tiva dell
'ingenium
alla facoltà di discernimento del «verosimile», al «sen­
so comune».
Non a caso nella prima
Orazione
Vico, elogiando la potenza creati­
62
De rat.,
pp. 130-143.
63
Ivi.
64 O
tto
,
op. cit.,
p. 68.
65 F. B
otturi
,
Tempo linguaggio e azione,
cit., p. 176.
66
Ivi.
1...,141,142,143,144,145,146,147,148,149,150 152,153,154,155,156,157,158,159,160,161,...241