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MANUELA SANNA
po dalla degnità L, nella quale essa viene definita «memoria o dilatata o
composta». Anche la fantasia conserva nell’uomo un’impronta origina­
riamente divina, vale a dire che la facoltà fantastica dimostra il campo
d’azione prettamente umano nel sondare la possibilità divina dell’intel­
letto, perché è insieme facoltà che rappresenta la realtà con immagini ma
anche spinta produttiva nella creazione di idee nuove22.
Dunque la critica protestante alla lettura cattolica delle Scritture -
per tornare al testo delle
Vici vindiciae
- , così come viene letta a mo’ di
esempio di un certo tipo di procedimento da Vico, si basa su un evi­
dente conflitto interno tra Ingegno e Verità: l’ingegnosità della tesi ne
contrasta e nasconde il principio di verità. E Vico ricorda altresì che il
termine non viene usato a caso, osservazione che lo spinge a commen­
tare che «la filosofia, la geometria, la filologia e insomma tutte le dot­
trine dimostrano chiaramente che è affatto assurda l’opinione che l’in­
gegno contrasti con la verità»23 e, più avanti, che «niente quanto l’in­
gegno cerca di raggiungere con tanto infinito ardore la verità»24. Tanto
è vero che si prodiga poi entrando nel vivo del discorso a stabilire qua­
le e quanta parte abbia la facoltà ingegnosa, e seguendo quale via me­
todologica, nel riconoscimento del vero in filosofia, in geometria e in fi­
lologia.
Ma la vera e propria risposta sul tema sollevato dal recensore Vico la
fornisce componendo la
De humano ingenio, acute arguteque dictis et de
risu e re nata digressio,
che costituisce l’unico caso, nella produzione vi-
chiana, di una riflessione su quest’argomento. L’obiettivo vichiano è di
porre l’attenzione sul fatto che esiste contemporaneamente un uso cor­
retto dell’ingegno - quello al quale si rivolgono coloro che si occupano
di filosofia, geometria, fisica o filologia - e un uso deviante, che dimo­
stra così ancor più l’attendibilità del primo. L’attenzione verso il tema
del ridicolo è rigorosamente funzionale in chiave teorico-concettuale al­
la prima parte dello scritto e costitusce la risposta teoricamente fondata
all’accusa mossagli di «indulgere all’ingegno», perché ha come finalità
quella di sottolineare le modificazioni che la forma del vero si trova ad
assumere nelle formulazioni retoriche e da qui in quelle concettuali. La
distinzione principale è fra
ingenii acumen,
che riconduce a un’unica ve­
rità le cose scisse fra di loro, e gli
arguta dieta,
che creano delle relazioni
superficiali e apparenti, rivelandosi «il prodotto di una fantasia debole
22 G. B. VICO,
Orazioni inaugurali I-Vl,
a cura di G. G. Visconti, Bologna, 1982, p. 83;
d’ora in poi
Or. I... VI.
23
Vici vindiciae,
cit., p. 59.
24
Ibid.,
p. 73.
1...,6,7,8,9,10,11,12,13,14,15 17,18,19,20,21,22,23,24,25,26,...241