G iam b a ttis ta V ic o ,
La
Science nouvelle,
a cura di A. Pons, Paris, Fayard,
2001, pp. XL-547.
Questa traduzione francese integrale dell’ultima opera vichiana rappresen­
ta non solo una grossa svolta nell’ambito della diffusione in Francia dei testi vi­
chiani, ma anche l ’assolvimento da parte del curatore di un impegno che aveva
assunto con gli studiosi già agli inizi degli anni ’80. Nel 1981, infatti, Alain Pons
pubblicava la traduzione francese dell
’Autobiografia
vichiana, raccolta insieme
al
De ratione
e a una scelta di epistole, e annunciava la traduzione della
Scienza
nuova 1744 (Vie de Vico,
Paris, 1981). Questa anticipazione di un lungo e pro­
grammato corso di ricerche e di studi faceva seguito a un’amara riflessione su
come il nome di Vico fosse stato agganciato esclusivamente a una vaga nozione
di «corsi e ricorsi» che scandiscono il corso della storia. Per il resto, soprattut­
to in Francia, - lamentava allora Pons - Vico restava un «illustre sconosciuto»,
e non rimaneva che spronare il lettore a leggere e rileggere direttamente le ope­
re di Vico e a evitare accuratamente di fare dei suoi testi dei veri e propri «pre­
testi». In un convegno svoltosi a Napoli nel 1994, Alain Pons faceva riferimen­
to ancora alla valutazione sostanzialmente critica da lui stesso espressa già nel
1968 sulla vitalità degli studi vichiani in Francia.
Di fatto la situazione in Francia era allora decisamente paradossale, dal mo­
mento che l ’unica traduzione integrale del testo del ’44, quella curata da Dou-
bine nel 1953 e corredata dalla presentazione di Benedetto Croce, non era più
disponibile al pubblico. Tra l ’altro, cosa non trascurabile, la traduzione Doubi-
ne era di fatto un testo inserito interamente nella discussione degli anni ’50 in­
torno alla legittimazione delle scienze dello spirito di Croce e Nicolini. Non so­
lo, ma questa vecchia edizione francese offriva una lunga introduzione di Fau­
sto Nicolini, nella quale venivano riproposti tutti i più noti
clich é
legati alla fi­
gura di Vico e alla sua oscurità intrinseca o filosofica. Gran parte della storio­
grafia filosofica e delle questioni filologiche legate ai testi del Vico si applica,
nella seconda metà del ’900, proprio a contrastare queste tesi e a sostenere di
Vico un’immagine più adeguata alla sua contemporaneità. La nuova traduzio­
ne di Pons mi sembra non voglia facilitare l ’approccio a Vico, ma finalmente -
e per la prima volta - offrendo il testo completo dell’edizione ’44, inclusa la te­
stimonianza della «Pratica» offerta in appendice, proponga un rigore e una fe­
deltà integrale al testo vichiano.
Questa del 1744 costituisce senza dubbio la redazione più nota e maggior­
mente utilizzata dalla letteratura vichiana, anche da quella contemporanea, - for­
se anche perché abituata, sotto le indicazioni di Croce e Nicolini, a considerar­
la una redazione finale e conclusiva - varie volte ripubblicata a partire dai pri­
mi dell”800 e offerta nella storica traduzione francese da Michelet la prima voi-
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