INVENTIO E
VERITÀ NEL PERCORSO VICHIANO
17
e fiacca» che offusca la mente e la delude a tal punto nella sua aspettati
va di
invenire
il vero25 da allontanare, producendo il riso, l’uomo dal suo
stato normale. Vico fa sue le teorie aristoteliche e ciceroniane del riso
causato dall’aspettazione delusa26. Tutta la critica vichiana, presente nel
le
Vici vindiciae,
delle «commedie burlesche», che «rendono dissennate
le persone assennate, alle quali per via del riso annullano ogni retta ca
pacità di raziocinio»27 rappresenta un’aggressione evidente al gusto ba
rocco e l’adesione alle proposizioni aristoteliche e ciceroniane denuncia
la posizione che Vico prende nei confronti della verità. Secondo il mo
dello delle
Orazioni inaugurali
la fedeltà alla ragione racchiude il senso
più alto della funzione civilizzatrice della cultura28: adoperare l’ingegno
nel modo corretto non è una possibilità, bensì un impegno. E facoltà pe
culiare dei filosofi, i più corretti nell’impostare il lavoro d’ingegno, «scor
gere somiglianze ideali in cose quanto mai lontane e diverse»29 e questo
per Vico si può ottenere con risultati diversi, dal momento che, con ter
mini presi a prestito dal linguaggio della geometria, l’ingegno può esse
re «acutum» o «obtusum», a seconda della rapidità d’azione nel porre
correlazioni30, e «sottile» è differente da «acuto», dal momento che «il
sottile consta di una linea sola, l’acuto di due»31.
Nell’affidare alle pagine della sua autobiografia la vicenda amara
della recensione sugli «Acta», Vico afferma di aver risposto all’accusa
di compiacere più all’ingegno che alla verità con la composizione di
«una digressione, ove tratta degli più profondi princìpi dell’ingegno,
del riso e de’ detti acuti ed arguti: che l’ingegno sempre si ravvolge din
torno al vero ed è ‘1 padre de’ detti acuti, e che la fantasia debole è la
madre delle argutezze, e pruova che la natura dei derisori sia, più che
umana, di bestia»32. La caratteristica deviante dei detti arguti è dovuta
25 B.
CROCE,
La dottrina del riso e dell’ironia in Giambattista Vico,
in Id.,
Saggio sullo He
gel,
Bari, 1948: «se, infatti, l’Hobbes ripone la cagione del riso nel sentimento di superiorità
innanzi a una stortura altrui, il Vico la ripone invece nell’aspettativa delusa, che produce una
scarica dell’energia rimasta senza adoperamento» (p. 278).
26 A r is t o te le ,
Poet.,
V, 1449a 32-37;
C ic e ro n e ,
De or.,
II, 64,260.
27
Vici vindiciae,
cit., p. 69.
28 «Lo spettatore è reso più ricettivo al messaggio etico-civile, trasmessogli dall’autore,
per mezzo del piacere di riconoscere un tessuto di vicende e di moventi conforme al proprio
sentire» (S.
CERASUOLO,
he fonti classiche della dottrina del riso e del comico nelle 'Vici Vindi
ciae’,
in questo «Bollettino» XII-XIII, 1982-1983, p. 331).
29 G. VICO,
De nostri temporis studiorum ratione
(d’ora in poi:
De rat.),
in Id.,
Opere,
a
cura di A. Battistini, cit., p. 184.
30
De ant.,
p. 124.
31
De rat.,
p. 185.
32
Vita,
p. 76.