RECENSIONI
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Nella seconda sezione dell’ampio lavoro introduttivo, «Nota sobre la tra-
ducción», si annuncia una novità: quella di rispettare la sintassi dell’autore fin
dove lo consente la fluidità del castigliano, includendo il testo dell’ «Aggiunta»:
«que hasta ahora se habia publicado con fuertes intervenciones de los editores
[precedenti] que tendìan a homogenizar el estilo. En cambio ahora se presen-
tan por vez primera los textos incorporados en su versión originai».
La traduzione spagnola ha cercato di evidenziare il barocchismo dello stile
vichiano, conservando però, una sintonia con lo spagnolo contemporaneo. Gli
autori riconoscono il debito, per quanto riguarda le note, nei confronti dell’e­
dizione Battistini (G.
VICO,
Opere,
Milano, 1990) e, in misura minore, di quel­
la inglese di Bergin (1963) e di quella francese curata da Pons (1981).
Abbiamo già fatto riferimento alla utile e ben costruita «Cronologia» - ter­
za sezione dell’
Introduzione
-
dove risalta lo studio da parte di Vico delle
Di­
sputationes metaphisicae
di Francisco Suàrez, dettaglio di non poco conto se si
considera che nella bibliografia spagnola non si è prestata sufficiente attenzio­
ne alla presenza del gesuita spagnolo nell’opera del filosofo napoletano; ele­
mento che Vico testimonia nell’
Autobiografia
usando come sempre la terza per­
sona: «si chiuse un anno in casa per studiare Suàrez» (p. 86). Tale affermazio­
ne può essere importante per esaminare il tomismo di Vico da un prospettiva
più critica.
Alcune precisazioni della «Cronologìa» confermano l’approfondita cono­
scenza di Martinez Bisbai e di Gonzàlez Garcìa dell’opera, della vita e della sto­
riografia di Vico; un esempio ci è dato dalla puntualizzazione relativa a quella
terza lezione inaugurale dell’Università che di fatto Vico non tenne nel 1701, di
contro a quanto egli stesso affermava, in quanto venne sospesa a causa della re­
pressione contro la congiura di Macchia.
Interessanti sono per il lettore spagnolo i riferimenti all’entrata a Napoli
(1807) degli eserciti austriaci come conseguenza della guerra di successione spa­
gnola, così come la dedica, alcuni anni dopo, a Carlo Borbone di un sonetto lau­
datorio. Il cambio di bandiera, prima in favore degli austriaci e più tardi degli
spagnoli, non può essere considerato naturalmente esempio di autenticità, ma
nemmeno motivo di debolezza, in quanto in quel tempo -
mutatis mutandi
an­
che oggi - la relazione dell’intellettuale con il potere era di dipendenza assolu­
ta a causa dell’interesse economico per la propria sopravvivenza. Azione ri-
compensata dal futuro Carlo III ‘il nobile’ quando offrì al figlio di Vico, Gen­
naro, il diritto di succedergli alla cattedra, esempio per i futuri colleghi delle
università spagnole e italiane del «discreto» nepotismo dell’accademia attuale.
La quarta sezione, «Bibliografìa», è di estrema utilità per il lettore di lingua
spagnola, ma anche per quello italiano, e la mancanza di alcuni titoli importan­
ti in inglese e in tedesco è comprensibile in un saggio di carattere non premi­
nentemente bibliografico. Tra i molti titoli che non conoscevamo, indichiamo
l’edizione catalana del 1993 della
Scienza nuova
; ci è inoltre sembrata opportu­
na la scelta dei curatori di citare le
Cuatro visiones de la historia universal
(Ma­
drid, 1988), che comprendono il capitolo ‘Vico o la visión renacentista’ di José
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