RECENSIONI
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rettrici divergenti: da un lato verso il sapere storico ed il retaggio culturale uma
nistico consonante con le scelte culturali vichiane; mentre sull’altro versante si
procede verso un razionalismo che, in qualche misura, nasconde il proprio le
game con il lessico dell’invenzione di ascendenza ramista.
L’altro aspetto del ‘riuso’ polemico di Descartes si manifesta, come si è det
to, nel rapporto, tipico per Vico all’altezza della
Scienza nuova,
tra
ordo
ed en
ciclopedismo. Italo Calvino riconosceva nella letteratura italiana, con partico
lare riferimento al periodo compreso tra Dante e Galilei, una vocazione specia
le alla raccolta enciclopedica: Vico è forse l’autore della modernità che, dopo
Galilei, ha mostrato una singolare predilezione per questa figura di pensiero ed
ha interpretato in modo significativo e del tutto originale questa manifestazio
ne della cultura peninsulare. Il filosofo napoletano opera all’incrocio tra enci
clopedie diverse per contenuto (e cioè dissimili nella selezione dei saperi stori
ci) e per ordinamento interno. Vico è erede della tradizione delle enciclopedie
rinascimentali e della loro sistematica manifesta e «teatrale»: basterà ricordare,
ad esempio, l ’opera di Conrad Gesner (cfr. A.
S
errai
,
Stona della Bibliografia
II. Le enciclopedie rinascimentali,
Roma, 1991); e tuttavia si mostra consapevol
mente influenzato dalle collezioni barocche ordinate secondo una complessa ar
ticolazione di emblemi e significazioni allegoriche. Infine, alle soglie del grande
progetto dei Lumi, il filosofo napoletano rivive in chiave moderna il sogno del
le grandi
summae
medioevali e si impadronisce del richiamo espresso da De
scartes nella
Regula
quarta: «in unum colligere et ordine disponere». Si tratta
del tentativo di costruire una «nuova mappa del mondo»: il sistema in cui
ve
rumet factum convertuntur
sembrerebbe un indice ragionato destinato a con
ferire unità alle luci, alle ombre, perfino alle
terrae incognitae
nel quadro dei sa
peri relativi della civiltà preilluministica (si veda da ultimo il contributo di G.
M
azzotta
,
La nuova mappa del mondo. Lafilosofia poetica di Giambattista Vi
co,
Torino, 1999). Questa precipua forma di conoscenza - conclude Carillo - si
attua attraverso la conformazione della mente all’ordine del reale:
verumgignit
mentis cumrerumordine conformatio
scriveva Vico nel
De uno
(p. 81).
Ma la conoscenza in Vico non è fine a sé stessa: essa si manifesta piuttosto
come strumento di interazione storica. E lo studioso non manca di rilevare acu
tamente l’efficacia di un
hapax legomenon
come «diagnostica»: un vocabolo usa
to nella
Scienza nuova
del 1725 e poi caduto nelle due edizioni successive.
«Ar
te
come
Diagnostica»
scriveva Vico, costituendo nuovamente un intreccio di ri
ferimenti antichi e moderni di non facile interpretazione. Carillo rileva subito il
valore tecnico dell’espressione «arte», da intendersi «nel senso della definizio
ne di Cleante tràdita da Quintiliano, ossia come capacità di conseguire un ri
sultato attraverso una via, cioè attraverso un ordine» (pp. 121-122). Dunque la
«scienza nuova» come semiotica universale: Vico, come è stato mostrato, non
ignora la tradizione storiografica greca, che ricavava da Ippocrate una termino
logia tecnica atta a descrivere le relazioni storiche di causa-effetto come un pro
cesso dinamico. Si tratta di un paradigma storiografico che ha goduto di nuova
fortuna proprio in un autore come Paolo Sarpi. E tuttavia la scelta del vocabo-