RECENSIONI
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fides
e sulla clientela come elementi costitutivi del politico, si misura innanzitutto con
la finzione contrattualistica (p. 297).
Ancora un gioco di specchi, un gioco barocco e metamorfico in cui il filo­
sofo napoletano - indossata ironicamente la maschera socratica della
docta igno­
rantia,
quella stessa maschera sigillante che impiega al termine della
Vita
-
con­
duce il proprio lettore, fino a perderlo in labirinto, in una
selva ordinata.
R
affaele
R
uggiero
G
ottfried
W
ilhelm
L
eibniz
,
Storia universale ed escatologia. Ilframmen­
to
W/'Apokatastasis
(1715),
Genova, Il melangolo, 2001, pp. 100.
Il
volume propone la traduzione di un breve testo leibniziano intitolato
ATtOKaxaciaaio, finora pubblicato solo in lingua tedesca nel 1921 e poi nel
1963, e recentemente in francese nel 1991. Si tratta della trascrizione del fram­
mento leibniziano effettuata da M. Fichant del manoscritto posseduto dalla
«Niedersàchsische Landesbibliothek» di Hannover, completato da un’eccel­
lente traduzione italiana. In più, il curatore offre al lettore anche la possibilità
di leggere accanto a questa versione la prima stesura dello scritto leibniziano,
recante il titolo
Apokatastasis panton,
abbreviato nella definitiva stesura in
Apokatastasis.
Il titolo viene sapientemente tradotto dal curatore con «restitu­
zione», in maniera tale che la versione italiana del termine ricalchi alla lettera
l’espressione francese usata dallo stesso Leibniz in una lettera a Thomas Bur-
nett del 1702, dove parlava precisamente di «restitution de toutes choses».
Ma non si tratta solo di un lavoro di traduzione di un testo peraltro davve­
ro molto breve, dal momento che il volume è corredato di un saggio corposo e
brillante del curatore, Roberto Celada Ballanti, dal titolo
La storia universale tra
eterno ritorno e ‘progressus infinitus’
(pp. 31-100). Va sicuramente detto che lo
spazio che l’A. ritaglia per il proprio intervento è del massimo interesse, riu­
scendo a proporre un angolo visuale particolare e di vivace originalità.
Lo scritto in questione fu redatto da Leibniz nel 1715, mentre ancora at­
tendeva, a un anno dalla morte, al prestigioso incarico di direttore della biblio­
teca ducale di Wolffenbuttel, ed è stato ritrovato all’interno del fascicolo relati­
vo alla corrispondenza con Adam Theobald Overbeck, codirettore del Gym­
nasium di Wolffenbuttel, dove si era insediato nel 1700. A partire dal 1705 si
snoda la fitta corrispondenza fra i due, che durerà fino alla morte di Leibniz.
Viene ricordato come Overbeck avesse dedicato due opere a confutare le tesi
millenariste e origeniste di Johann Wilhelm Petersen (1649-1727), che era pas­
sato dall’ortodossia a un misticismo di tipo bòhmiano. Il curatore dimostra ana­
liticamente la prudenza di Leibniz nei confronti delle tesi origeniste, pur rive­
landosi estremamente interessato ai lavori di Petersen, il quale - così come lo
ricorda Leibniz - «a publié il y a deux ans ou environ un livre en Allemand in
1...,169,170,171,172,173,174,175,176,177,178 180,181,182,183,184,185,186,187,188,189,...241