RECENSIONI
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cosa il concetto leibniziano di storia: che il presente sia sempre gravido dell’av­
venire, che il continuo sia diviso in un’infinità di parti, che non sia conforme al­
l’armonia divina variare sempre sulla stessa corda. Questa metafisica della con­
tinuità, che trova nel principio di ragione l’assunto fondamentale del processo
filosofico, informa di sé non solo l’evoluzione della storia universale, ma anche
quello della storia percettiva individuale della monade singola.
Le verità sensibili, ovvero quelle che non si fondano sulla pura ragione ma, in
tutto o in parte, sull’esperienza, possono diversificarsi all’infinito (...). La ragione di
ciò è che le sensazioni consistono di una percezione confusa, la quale può variare in
infiniti modi, rimanendo salva la brevità, e che possono esservi infinite specie di vi­
venti, di sensi, di qualità sensibili. Diversamente avviene nelle verità che possono es­
sere conosciute adeguatamente o mediante una perfetta dimostrazione, le quali, po­
tendo essere spiegate attraverso parole, presentano una dimensione limitata, in mi­
sura relativa alla loro grandezza. E ogni spirito
(mens),
riguardo alle scienze, possie­
de l’orizzonte della sua capacità presente, nessuno di quella futura (p. 21).
La monade individuale s’incammina nel tragitto dell’autocostituzione pas­
sando attraverso stati di assopimento e di ottundimento, di sogno e di follia, sen­
za far intervenire mai una seppur momentanea interruzione della produzione
percettiva. Tra il sogno e la veglia non c’è distanza, non c’è salto, ma un pro­
cesso continuo che si autoalimenta e non s’interrompe mai. Pure quello che vie­
ne relegato in un angolo per esigenze euristiche, non scompare ed esiste co­
munque e sempre nel ventre gravido della monade. Perché per l’individuo si ri­
vela impossibile esaurire la complessità infinita della sua formulazione storico­
ontologica.
Celada Ballanti acutamente sottolinea come sia
ben noto quanto Leibniz in contrasto con il cartesiano ‘de omnibus dubitandum
est’ abbia guardato, in spirito di pluralismo gnoseologico ed epistemologico, alle ap­
parenze sensibili con occhio positivo, ciò che nel campo della ricerca storica si tra­
duce nella già rilevata fiducia accordata ai documenti, da trattarsi con metodologia
desunta da quel principio della certezzamorale
(principiumcertitudinismoralis
). (...)
Ma questa anti-cartesiana e anti-pirronista fiducia accordata ai sensi esige la consa­
pevolezza che quanto rientra nel dominio della conoscenza sensibile rappresenta un
ritaglio limitato e parziale dell’ ‘immensa sottigliezza delle cose’, dell’abisso della
scomposizione all’infinito del continuo. Guai alle apparenze quando si travestono da
verità sostanziali! Altrettanto, guai alle teorie filosofiche o scientifiche che sostitui­
scono alla natura delle cose l’ombra delle nozioni incomplete! Ben vengano invece
tali teorie dove rappresentino astrazioni, frutto dell’influsso deH’immaginazione sul­
l’intelletto, consapevoli del fatto che quanto messo provvisoriamente in disparte per
esigenze euristiche esiste (pp. 78-79).
Come se la trasformazione del genere umano avesse potere di risolvere le ve­
rità contingenti nel nucleo delle verità necessarie, in un processo evolutivo e per­
fettivo che ha valore per ogni individualità.
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