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RECENSIONI
Nei primi decenni del XIX secolo la ripresa dell’idea di esperienza è, però,
legata all’attività di quei pensatori come Romagnosi, Mamiani, Modena, Poli
che, secondo il Tolomio, con le loro ricerche etico-giuridiche e di filosofia del
la storia sul risorto «incivilimento» italiano e con il dibattito sull’«indole» del
la sua filosofia possono considerarsi propugnatori e innovatori dell’idea di una
scuola italiana di filosofia. Secondo Tolomio, negli anni Quaranta la tesi della
filosofia italiana come filosofia dell’esperienza trova la sua piena maturazione in
due autori scarsamente noti, quando non del tutto ignorati anche tra gli spe
cialisti: il medico Clemente Sancasciani e l’abate Giuseppe Pezza-Rossa. Anche
per questo motivo Tolomio riporta in appendice
La filosofia italiana dell’espe
rienza e dell’osservazione
pubblicato nel 1838 dal Sancasciani e
Lo spirito della
filosofia italiana
edito nel 1842 dal Pezza-Rossa; opere nelle quali sono «identi
ci i temi trattati, identico l’impianto storiografico, medesimo il giudizio sul cam
mino sapienziale degli Itali prima, degli Italiani poi, a partire dalla scuola pita
gorica fino alla rinascita nazionale dell’Ottocento» (p. 206). Le persistenze te
matiche e le metamorfosi del concetto di esperienza nella storiografia del ma
turo Ottocento italiano vengono analizzate da Tolomio attraverso i contributi
di Centofanti, Bertinaria e Bozzelli; mentre nelle sue riflessioni conclusive ri
flette sugli slittamenti semantici del termine, legato in origine al vocabolario del
la fisica e come tale mutuato dalla storiografia filosofica italiana, fino a quando
«il concetto galluppiano di esperienza integrale pone fine a quella storiografia
filosofica italiana, che aveva assunto una male intesa idea di esperienza come ca
ratteristica peculiare della nostra tradizione di pensiero. Ormai, però, stava de
cisamente cambiando la temperie filosofica sotto l ’incalzare del criticismo e del
l’ispirazione hegeliana. La filosofia dell’esperienza (...) appariva francamente
vetusta ed estranea alla nuova sensibilità culturale» (p. 295).
R
oberto
M
azzola
SlMONA
C.
S
agno
TTI,
Retorica e Logica. Aristotele, Cicerone, Quintiliano,
Vico,
Torino, Giappichelli, 1999, pp. 149.
Nell’ambito di un progetto editoriale pensato per offrire «un modello per
la formazione degli studenti», chiamando in causa i «classici della filosofia», dal
la cui lettura risulti favorita «un’interpretazione critica dell’attuale condizione
del diritto», il volume di Simona Sagnotti mette in evidenza come la logica sia
l’elemento portante della retorica, il punto di avvio per la rivisitazione del con
cetto di filosofia pratica, e, più a fondo, per quello di filosofia. Con novità di to
no, il volume contribuisce a rinvigorire l’importanza filosofica della retorica e a
rimettere in gioco il nesso di senso che investe, in un reciproco intrecciarsi, con
cetti quali filosofia, verità e logica. Da Aristotele a Cicerone, a Quintiliano e a
Vico, la Sagnotti invita a rileggere i pensatori che rappresentano la parte più si
gnificativa della tradizione filosofica della retorica, avendo ognuno di essi indi-