RECENSIONI
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viduato l’importanza del ragionamento dialettico-retorico per la chiarificazione
della nozione di «verità», sia in rapporto alla sua valenza logico-filosofica, che
a quella pratica, storica, civile e politica.
Tale invito, che è certamente alla base della concezione antologica del volu­
me, va accolto favorevolmente, ben rispondendo lo studio del modello ragio­
nativo logico-retorico ai bisogni della post-modernità: al pluralismo, alle dina­
miche inclusive delle politiche democratiche, alla discorsività dei valori-diritti,
nonché ai paradigmi di lettura della complessità del reale e della conoscenza.
Riproblematizzando il concetto di logica, di diritto, di verità, di filosofia, l’i­
tinerario di pensiero suggerito da questo volume pone una domanda di fondo
che investe lo statuto «epistemologico» della nozione di verità, apportando un
notevole contributo allo studio dei modi attraverso cui si fa uso della ragione.
Inscritta all’interno di un rigore logico flessibile - di quel «regolo di Lesbo» che
da Aristotele a Vico è risuonato come la misura possibile del ragionamento pra­
tico - la nozione di verità diviene paradigma dialettico che salvaguarda dal pe­
ricolo del «relativismo» demagogico l’intenzione persuasiva della retorica.
Dimenticata in età moderna, nonostante la difesa vichiana della valenza eu­
ristica ed etico-politica del metodo topico, vinta sul piano politico dalla visione
giusnaturalistica del diritto e su quello filosofico dall’assunzione a modello di ra­
zionalità delle forme del ragionamento matematico, la retorica, come teoria del­
l’argomentazione, viene reintrodotta nell’ambito della discussione filosofica con­
temporanea ad opera di Chai’m Perelman e di Lucie Olbrecht-Tyteca. Mostran­
dosi critica, Simona Sagnotti propone una linea di lettura disegnata per andare
oltre Perelman: per individuare una via attraverso cui allargare i confini della re­
torica, quella pelle di zigrino che si è vista più volte restringere l’ambito della sua
utilizzazione. A Perelman l’A. riconosce il merito di «aver rivalutato la tradizio­
ne retorica nella cultura contemporanea e, in particolare, di avere mostrato le
connessioni, del resto antichissime, con la filosofia e la pratica del diritto» (p. 1).
Suo merito sarebbe anche l’aver prestato una particolare attenzione alla nozio­
ne di «uditorio», ma, osserva l’A. «proprio l’attenzione che Perelman mostra nei
confronti dell’uditorio, maggiore di quella mostrata da Aristotele e anche diver­
samente (...) da Kant, spinge a sostenere (...) che il suo approccio alla retorica re­
sta ancorato a forme di relativismo, sicuramente contrapposte alla dialettica ari­
stotelica» (p. 2). La Sagnotti rinviene nella «nuova retorica» perelmaniana le im­
pronte di un «protagorismo» irrisolto, piuttosto che quelle di un aristotelismo
consapevole della forza metodologica della dialettica. Guardando alla filosofia
aristotelica come il
terminus a quo
da cui partire per restituire piena dignità alla
retorica, il volume avanza una tesi che trova forza nella scelta antologica propo­
sta. Rivolgendo l’attenzione alla tradizione aristotelica della retorica, la Sagnotti
osserva inoltre: «Il riconoscimento di verità opinabili rilevanti per la filosofia di­
stingue Aristotele tanto da Platone, per il quale sono date solo verità apoditti­
che, quanto dalla tradizione sofistica e dalla retorica perelmaniana, nella quale la
filosofia è impegnata solo con verità opinabili. E nel contesto della filosofia ari­
stotelica che per prima, in maniera compiuta, la retorica non può essere una re-
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