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RECENSIONI
torica senza verità, senza valori e, soprattutto, senza logica» (p. 10). Considera
zioni di rilevante interesse, che mettono in gioco i problemi che da sempre han
no visto contrapposti filosofi e retori e che l’A. ripropone, mostrandosi critica
verso la sofistica e verso la ‘nuova retorica’.
Muovendo dall’interno di una prospettiva logica di tipo matematico-logici-
sta, ma avvertendone i limiti, Perelman a partire dalla fine degli anni Quaranta
ha avviato, com’è noto, un’operazione di ripensamento della logica dialetti
co/retorica aristotelica. Assumendo a modello della sua teoria la forma del ra
gionamento dialettico, ha quindi rivolto la sua attenzione di logico al verosimi
le, al plausibile, sotto certi aspetti anche al probabile. La riabilitazione della re
torica come modello di ragionamento pratico si colloca all’interno della tradi
zione aristotelica della dialettica: ad essa Perelman si è ispirato, pur se, per tan
ti versi, articolandosi in un orizzonte di studio del ragionamento pratico-etico,
l’istanza filosofica della ‘nuova retorica’ è rimasta filosoficamente debole, invi
tando a un approfondimento della nozione di verità, teso a scongiurare le pos
sibili ricadute nel relativismo e nella demagogia sofistica.
Con intelligenza critica, l’A. centra il cuore del problema, quando chiama in
causa il concetto di uditorio perelmaniano, quando contrappone la pienezza fi
losofica della retorica aristotelica a quella perelmaniana, certamente priva del
lo sfondo filosofico e metafisico dello Stagirita. La «nuova retorica», com’è no
to, si oppone alla «concezione della ragione e del ragionamento nata con De
scartes», e assume l’argomentazione come forma di ragionamento deliberativo,
indicando le linee di una logica persuasiva sia come paradigma di vita politico
sociale che come
status
epistemico in grado di restituire alla parola filosofica
quel prestigio di verità che i neopositivisti e neoempiristi le negavano. Distin
guendo tra ragionamento induttivo e deduttivo, la prova argomentativa posta a
fondamento della «nuova retorica» si propone come una terza via logica di na
tura tutt’affatto particolare, di cui si sostanzia la pretesa filosofica della teoria
perelmaniana della «verità»: verità storica, e non «eterna», che guarda alla «ra
gione» come luogo in cui la risoluzione del «problema» richiede sempre l ’inte
razione intersoggettiva che si configura nel rapporto oratore-uditorio.
Simona Sagnotti accusa la «nuova retorica» di debolezza logica: «Perelman
sembra ricordare proprio Protagora quel Protagora per cui ad ogni
logos
se ne
contrappone un altro in un gioco in cui nessuno ha l’ultima mossa perché non
esiste alcuna mossa ultima» (p. 7). Insoddisfatta della linea segnata dalla «nuo
va retorica», cogliendone alcuni nodi problematici, pur se obbligata dai limiti
consentiti da una riflessione introduttiva a un lavoro di raccolta antologica, la
Sagnotti, forse con troppo rigore, accusa la retorica di Perelman di non essere
«né una retorica filosofica, né, tanto meno, una retorica logica» (p. 7).
Per l’A. non vi sono dunque che due modelli di retorica: «due concezioni
della retorica, quella di Perelman, da un lato, e quella di Aristotele, dall’altro,
come campioni rispettivamente del modello relativistico e di quello critico del
la verità» (p. 6 ). Ma è davvero quella di Perelman una retorica senza logica: un
modello di retorica antiaristotelico, o non è piuttosto una retorica ricostituita a