RECENSIONI
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partire da un modello di razionalità filosofica in cui tornano a vivere non solo
Aristotele, sebbene non riproblematizzato nella sua pienezza filosofica, ma an
che le possibilità di sviluppo che ineriscono a una riabilitazione della tradizio
ne retorica/sofistica, ingiustamente consegnataci alla memoria dalla severa con
danna platonica?
Dopo Perelman, da più parti è stata messa in discussione la pretesa filosofi
ca della «nuova retorica», il cui limite si evidenzia nella scelta dell’uditorio co
me misura della
ratio
dell’argomentazione. Più volte è stato posto sotto accusa
il ricorso alla nozione di uditorio universale, nozione limite, idealmente dise
gnata dal logico belga-polacco per connotare le argomentazioni «quasi logiche»
della filosofia. Sagnotti sottolinea come « l’evanescenza di questo ideale di udi
torio universale fa sì che la retorica perelmaniana sia di fatto priva di ogni re
gola e di ogni limite, salvo il fine di catturare l’assenso dell’uditorio» (p. 7).
E allora la vocazione pluralistica della «nuova retorica» viziata sul piano fi
losofico del tarlo del relativismo? Ha essa rinunziato all’ambizione teoretica-
mente ‘fondatrice’ della filosofia? È quella di Perelman una retorica senza logi
ca, un modello troppo debole di logica retorica? E se questo è vero, quali vie si
aprono a chi avverte l’insufficienza di un discorso filosofico che ha operato
un’indebita riduzione del problema filosofico all’arte della persuasione, del
l’ontologia alla logica, di chi mette in dubbio che la «ragionevolezza argomen
tativa» possa soddisfare in pieno alla tensione di ‘razionalità’ non scientifica, ma
teorica cui aspira la filosofia? Rinviando ad Aristotele e contrapponendolo a
Chai'm Perelman, i rilievi critici mossi dall’A. alla «nuova retorica» sollecitano
i filosofi a riproblematizzare il concetto di ‘verità’, a esplorare le diverse «vie
della ragione» mirando alla ricerca di un «fondamento» che sia limite orienta
tivo per la razionalità dialettico-argomentativa; a porre in questione la possibi
lità di una riflessione filosofica differente certamente da quella scientifica, ma
«epistemica» nel senso indicato da Aristotele, e che risulti conseguente nel mo
do in cui vuole la filosofia.
Contrapponendo le ragioni della persuasione a quelle della logica, la Sa
gnotti riduce di molto l ’istanza logica della «nuova retorica», nella quale vede
privilegiato l’aspetto retorico-persuasivo a scapito di quello dialettico dell’ar
gomentazione. Ma se, come scrive Enrico Berti, la «nuova retorica» perelma
niana «non è altro che una ripresa, più che della retorica, della dialettica di Ari
stotele»; se l’opera logica di Perelman, che ha trovato il miglior compimento nel
Trattato dell’argomentazione,
è guidata dalla precisa intenzione di rivalutare sul
piano logico i «mezzi di prova» di natura argomentativa, allora il volume va let
to come un invito a rafforzare la tensione logica della «nuova retorica», a dare
corpo a una «razionalità» filosofica consapevole della sua dimensione teorico
conoscitiva. La «nuova retorica», strumento di insostituibile interesse per l’in
dividuazione dello statuto regolativo della filosofia pratica, risulta certamente
insufficiente, mostrando la sua debolezza, quando, cercando di connotare il ca
rattere teorico della filosofia, lo riconduce alle nozioni di «quasi logico» o di
«uditorio universale». Nozioni ambedue che tradiscono il pregiudizio «forma-