RECENSIONI
187
partire da un modello di razionalità filosofica in cui tornano a vivere non solo
Aristotele, sebbene non riproblematizzato nella sua pienezza filosofica, ma an­
che le possibilità di sviluppo che ineriscono a una riabilitazione della tradizio­
ne retorica/sofistica, ingiustamente consegnataci alla memoria dalla severa con­
danna platonica?
Dopo Perelman, da più parti è stata messa in discussione la pretesa filosofi­
ca della «nuova retorica», il cui limite si evidenzia nella scelta dell’uditorio co­
me misura della
ratio
dell’argomentazione. Più volte è stato posto sotto accusa
il ricorso alla nozione di uditorio universale, nozione limite, idealmente dise­
gnata dal logico belga-polacco per connotare le argomentazioni «quasi logiche»
della filosofia. Sagnotti sottolinea come « l’evanescenza di questo ideale di udi­
torio universale fa sì che la retorica perelmaniana sia di fatto priva di ogni re­
gola e di ogni limite, salvo il fine di catturare l’assenso dell’uditorio» (p. 7).
E allora la vocazione pluralistica della «nuova retorica» viziata sul piano fi­
losofico del tarlo del relativismo? Ha essa rinunziato all’ambizione teoretica-
mente ‘fondatrice’ della filosofia? È quella di Perelman una retorica senza logi­
ca, un modello troppo debole di logica retorica? E se questo è vero, quali vie si
aprono a chi avverte l’insufficienza di un discorso filosofico che ha operato
un’indebita riduzione del problema filosofico all’arte della persuasione, del­
l’ontologia alla logica, di chi mette in dubbio che la «ragionevolezza argomen­
tativa» possa soddisfare in pieno alla tensione di ‘razionalità’ non scientifica, ma
teorica cui aspira la filosofia? Rinviando ad Aristotele e contrapponendolo a
Chai'm Perelman, i rilievi critici mossi dall’A. alla «nuova retorica» sollecitano
i filosofi a riproblematizzare il concetto di ‘verità’, a esplorare le diverse «vie
della ragione» mirando alla ricerca di un «fondamento» che sia limite orienta­
tivo per la razionalità dialettico-argomentativa; a porre in questione la possibi­
lità di una riflessione filosofica differente certamente da quella scientifica, ma
«epistemica» nel senso indicato da Aristotele, e che risulti conseguente nel mo­
do in cui vuole la filosofia.
Contrapponendo le ragioni della persuasione a quelle della logica, la Sa­
gnotti riduce di molto l ’istanza logica della «nuova retorica», nella quale vede
privilegiato l’aspetto retorico-persuasivo a scapito di quello dialettico dell’ar­
gomentazione. Ma se, come scrive Enrico Berti, la «nuova retorica» perelma­
niana «non è altro che una ripresa, più che della retorica, della dialettica di Ari­
stotele»; se l’opera logica di Perelman, che ha trovato il miglior compimento nel
Trattato dell’argomentazione,
è guidata dalla precisa intenzione di rivalutare sul
piano logico i «mezzi di prova» di natura argomentativa, allora il volume va let­
to come un invito a rafforzare la tensione logica della «nuova retorica», a dare
corpo a una «razionalità» filosofica consapevole della sua dimensione teorico­
conoscitiva. La «nuova retorica», strumento di insostituibile interesse per l’in­
dividuazione dello statuto regolativo della filosofia pratica, risulta certamente
insufficiente, mostrando la sua debolezza, quando, cercando di connotare il ca­
rattere teorico della filosofia, lo riconduce alle nozioni di «quasi logico» o di
«uditorio universale». Nozioni ambedue che tradiscono il pregiudizio «forma-
1...,177,178,179,180,181,182,183,184,185,186 188,189,190,191,192,193,194,195,196,197,...241