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RECENSIONI
listico» con cui Perelman si è accostato ai problemi concernenti la ‘razionalità’
filosofica. Il ritorno ad Aristotele (ma anche a Vico) indicato da Simona Sagnotti
appare dunque prezioso, dando voce all’esigenza del pensiero filosofico di an­
dare oltre i limiti della «nuova retorica», stretta tra un modello formalistico del­
la logica ed uno ‘sociologico-relativistico’ della verità. Se la «nuova retorica» ri­
schia di apparire come la parente povera di un modello di razionalità che ha il
suo paradigma nella logica formale, relegando la filosofia al solo ambito della
persuasione, all’ambito della filosofia pratica etico-politico-giuridica, Aristote­
le ci insegna invece che altro è la filosofia pratica, altro la filosofia teorica. Re­
cuperando la valenza problematica della «metafisica» e rivolgendo attenzione
alle ‘teorie metafisiche’ che si sono succedute nella storia del pensiero filosofi-
co occidentale, si affacciano diverse possibilità di andare oltre Perelman, anche
nel senso indicato dall’A. Il testo della Sagnotti suona allora per il filosofo co­
me un appello a porre in questione il carattere retorico della razionalità, a esplo­
rare le condizioni dell’originario farsi del linguaggio metaforico come linguag­
gio filosofico originariamente costitutivo. Dare risposta, o meglio porre in que­
stione questa domanda che è anche domanda di ‘filosofia prima’, significa allo­
ra dare risposta al rischio del ‘relativismo’ che potrebbe inficiare la tensione lo­
gica della nuova retorica.
L’oggetto di studio affrontato da Simona Sagnotti merita dunque molta at­
tenzione: il richiamo del volume a ripensare una «retorica forte», ci riporta a ri­
leggere Aristotele, Cicerone, Quintiliano e Vico, per poi tornare a Perelman, per
riascoltarlo, ci sembra, accogliendo in positivo le istanze di provocazione filo­
sofica che la sua teoria certamente contiene. Assai opportuno, e da tenere in
particolare considerazione, appare l ’inserimento di Giambattista Vico nel con­
testo del volume. L’A. ha colto l’importanza delle
Institutiones oratoriae
, testo
per lungo tempo ritenuto privo di interesse sia dagli studiosi del pensiero vi­
chiano che da quelli della storia della retorica, ed oggi ampiamente rivalutato.
Più a fondo, il rinvio a Vico maestro di retorica è un rinvio a ripensare il Vico
filosofo, poiché certamente in lui i concetti di retorica, di filosofia, di verità e di
logica acquistano senso del tutto nuovo a partire dall’assioma del
verum ipsum
factum convertuntur.
Vico appare infatti la figura filosofica dominante di una
modernità umanistico-rinascimentale capace di coniugare le istanze di unità del
sapere a cui aspira la filosofia con quella di operatività creativa, in cui si inscri­
ve la condizione etico-politica dell’agire umano. Attento alla filosofia pratica,
difensore del pluralismo metodologico, oppositore dell’imperio del modello
matematico di ragione, ed incline a cogliere in positivo le possibilità originaria­
mente metaforiche del linguaggio, per altra via, in modo dissimile da Aristote­
le, Vico (il Vico del
verumipsumfactum
e quello della «metafisica della mente»)
può suggerire strategie di pensiero, o anche una ‘teoria metafisica’ che aiuti la
domanda di ‘razionalità’ filosofica, umana e storica, la cui difesa sta al fondo
della teoria perelmaniana della retorica.
Cosa significa, infine, ma non in ultimo, in un ambito di ricerca improntato
alla problematica filosofia del diritto, il ricorso alla riabilitazione di una retorica
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