INVENTIO
E VERITÀ NEL PERCORSO VICHIANO
19
l’uomo, oltre ad esercitare il riso, può vestire i panni del derisore, cioè è
addirittura capace di indurre il riso, posizione gravemente giudicata sul
piano morale da Vico. Mentre ridere è ancora un’azione che distingue la
razionalità, produrre il riso, distoreere volutamente la verità del reale è
un’azione da condannare risolutamente.
A differenza del comico, che denuncia per Vico una forma di debo
lezza, di fragilità psicologica e cognitiva, l’ironia, nella definizione di
Sn44,
«ella è formata dal falso in forza d’una riflessione che prende ma
schera di verità»37, e viene fatta risalire a un’epoca umana più matura,
dal momento che il falso per i primi uomini non esisteva in quanto tale,
e le favole costituivano esempio di assoluta verità. I sentimenti dei primi
uomini sono sentimenti poetici, perché spiegati attraverso i sensi e non
analizzati attraverso la ragione. Quando, nella
Sn25,
Vico riflette sul fat
to che «gli uomini ignoranti delle cose, ove ne vogliono far idea, sono na
turalmente portati a concepirla per somiglianze di cose conosciute, ed
ove non ne hanno essi copia, l’estimano dalla loro propia natura»38, de
scrive il meccanismo della facoltà ingegnosa, che tende a procedere per
elaborazione di somiglianze utilizzando la tecnica del
Xinventio
che non
funziona più qui come
ars
scopritrice di verità, quanto piuttosto di ap
prossimazioni, verosimiglianze che si avvalgono anche di un materiale
interno, insito nella natura umana, dell
'inventio
in quanto ricerca del ri
cordo momentaneamente obliato. L’immaginazione, strumento dell’in
gegno, non fa, ma configura le cose, conferisce loro delle immagini e le
offre all’intelletto. L’utilizzazione, che Vico espone nel rispondere all’o
biezione mossagli sul «Giornale de’ letterati»39, del duplice significato
del termine latino
inventio
, tra
invenire
e
inventio
, tra ritrovamento e in
venzione, tra memoria e fantasia, è correlato con il nesso ‘immaginazio-
ne’-‘memoria’: è per ciò stesso che per i Latini ingegno e memoria sono
sinonimi, in quanto assumono la duplice possibilità di scoprire ricor
dando.
Alle bestie, però, manca il senso del riso, «perché hanno un’unica ca
pacità percettiva con la quale rivolgono volta per volta la loro attenzio
ne a singole conoscenze, ciascuna delle quali viene allontanata e vanifi-
37 Ediz. Battistini, cit., p. 591.
38 Ediz. Battistini, cit., lib. Ili, cap. III, p. 1105.
39
Risposta di Giambattista Vico all’articolo X del tomo Vili del «Giornale de’ letterati d’I
talia»,
in
Opere,
a cura di F. Nicolini, Milano-Napoli, 1953, pp. 340-341: «Quello, che da noi
diciamo ‘immaginare’, ‘immaginazione’, pur da’ latini dicevasi
'memorare'
e ‘
memoria
’; onde
comminisci
e
commentum
significano ‘ritrovare’ e ‘ritrovato’ o ‘invenzione’. E pure l’ingegno
è il ritrovatore di cose nuove, e la fantasia o la forza d’immaginare è la madre delle poetiche
invenzioni».