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RECENSIONI
tre mezzo secolo di vita pubblica durante il quale la società napoletana conob­
be non pochi eventi traumatici. In Cotugno non sembra però esservi traccia del­
l’impegno politico che attraversò parte della cultura medica europea ed italia­
na nell’età compresa tra Rivoluzione e Restaurazione. Il suo modello di «mis­
sione del dotto» ci appare piuttosto legato alla scelta a-ideologica praticata da
altri scienziati italiani che, come Galvani, Volta o Spallanzani, affidarono all’a­
vanzamento delle scienze le loro speranze di un mondo migliore.
Nato nel 1736 da una modesta famiglia d’agricoltori, con l’istruzione rice­
vuta tra Ruvo e Molfetta, Cotugno giunse a Napoli sul finire del 1753 dove co­
nobbe il Genovesi, che di lì a poco avrebbe iniziato il suo magistero dalla cat­
tedra di «Economia e Meccanica» voluta da B. Intieri, e prese a frequentare i
corsi di medicina stringendo rapporti con E Serao che fu membro della com­
missione d’esami che lo giudicò, diciottenne e non ancora laureato, degno di un
incarico di assistente all’ospedale degl’incurabili. L’ingresso nel principale ospe­
dale cittadino segnò il futuro destino scientifico del giovane aspirante medico.
Il nosocomio fu, infatti, la sua vera Università dove Cotugno trascorreva la gior­
nata dividendosi tra il tavolo d’anatomia, le prime esperienze da chirurgo e il
tavolino dove studiava sui testi della ricca biblioteca. Conseguita la laurea nel
’56, presso la Scuola medica di Salerno, nel triennio successivo Cotugno parte­
cipò senza fortuna a diversi concorsi universitari. Talvolta, però, quelle che sem­
brano sventure possono diventare occasioni e gli insuccessi accademici lo spin­
sero a dedicarsi con accresciuto impegno a quelle ricerche che segnarono l’ini­
zio del periodo scientificamente più fruttuoso della sua vita. Un primo signifi­
cativo riconoscimento il Cotugno lo raggiunse, appena venticinquenne, con la
pubblicazione nel 1761 dei risultati degli studi sulla struttura dell’orecchio e
della percezione sonora. Com’è noto nel
De aquaeductibus auris humani vengo­
no
descritti l’acquedotto del vestibolo, della coclea, il liquido del labirinto. Que­
st’ultimo aspetto in particolare attrasse l’interesse degli studiosi poiché egli so­
steneva che il contenuto del labirinto non fosse
aer complantatus,
come comu­
nemente ritenuto bensì un liquido da lui chiamato
aquula.
Gli ulteriori consen­
si ricevuti con la pubblicazione del
De ischiade nervosa
nel 1764 sancirono l’in­
gresso del Cotugno nella comunità scientifica extra-regnicola testimoniata, tra
l’altro, dall’iscrizione all’Accademia delle Scienze di Bologna. Fu quest’ultima
una tappa importante della vita scientifica del Cotugno che alle relazioni con gli
studiosi legati all’Accademia bolognese deve l’inserimento delle sue ricerche
mediche nell’ampia discussione italiana sulla teoria della ‘irritabilità’ di A. von
Haller. Un dibattito al quale, come ha illustrato il Borrelli, partecipò attivamente
la cultura medica napoletana del secondo Settecento (pp. 25-62 e 93-105). Ne
sono testimonianza la duratura fortuna editoriale delle opere di Haller alla qua­
le si aggiunse l’adesione - non priva di riserve - alla sua teoria di medici e scien­
ziati (G. M. Della Torre, F. Serao, G. Vivenzio e M. Sarcone, G. S. Poli). A Na­
poli, nel corso della verifica delle osservazioni e degli esperimenti di Haller,
un’importanza di rilievo assunsero le polemiche sulla sensibilità della dura ma­
dre e ad alcuni medici napoletani apparve in modo sempre più chiaro come non
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