RECENSIONI
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si potesse affrontare la teoria dell’ «irritabilità» senza coinvolgere i risultati ot
tenuti dal Cotugno su questioni, soltanto in apparenza marginali, della neuro-
fisiologia halleriana che negava ogni sensibilità alla dura madre. La difesa del
Cotugno sostenuta con forza da scienziati italiani come F. Fontana, G. Bianchi,
T. Lagi, così come a Napoli presero apertamente le distanze dalla teoria di Hal-
ler F. Dolce, D. Sanseverino, S. Macrì e A. Sementini. In Sementini, in partico
lare, la critica a Haller si amplia nella più ampia prospettiva di un confronto tra
vitalismo e meccanicismo e coinvolge le implicazioni antropologiche della fi
siologia dello svizzero che, per il medico napoletano, con la separazione senza
mediazioni di ‘fisico’ e ‘morale’ finiva per «dar l’uomo come diviso in due vi
venti».
Senza partecipare pubblicamente alla polemica, Cotugno fu ben consape
vole dell’importanza delle ricerche della scuola halleriana come anche della lo
ro problematica conciliabilità con le sue osservazioni neurofisiologiche, tant’è
che nel 1758 aveva chiesto all’illustre scienziato i testi di due suoi allievi (J. F.
Meckel e J. G. Zinn) che negavano la stessa esistenza dei nervi meningei. La dif
fusione dei risultati del Cotugno fu accompagnata da una serie di verifiche spe
rimentali effettuate da altri scienziati (G. Bianchi, A. Durazzini, R. Cocchi) e
confortanti per il medico napoletano. Ma il Cotugno attendeva con ansia il giu
dizio di un’autorità indiscussa quale era Haller e presago delle possibili critiche
annunciava, in una lettera del gennaio 1762, a A. Catani l’intenzione di scrive
re ‘qualcosa’ sulla teoria di Haller. I timori di Cotugno si manifestano fondati
con l’uscita nel 1763 del quinto volume degli
Elementa physiologiae corporis hu
mani
dove trattando dell’anatomo-fisiologia dell’orecchio Haller esprimeva ri
serve sull’opera del ricercatore napoletano. Bisogna sottolineare che la fama di
Haller era tale da condizionare non poco il giudizio degli altri scienziati e in Ita
lia non mancò chi come L. M. Caldani, in un primo tempo sostenitore del Co
tugno, dopo la lettura delle critiche di Haller, confesserà in una lettera al Bian
chi del 1764, di ritenersi «il maggiore coglione del mondo». Quanto al Cotugno
non replicò alle obiezioni dello scienziato svizzero ma in due lettere del 1764 a
G. Bianchi accusò Haller di «non aver capito uno jota» degli acquedotti met
tendo a fuoco il vero motivo del contendere; Haller infatti pretende - scriveva
il Cotugno - che tra il cervello e la dura madre «non si effonda humore» men
tre egli aveva ripetutamente verificato sperimentalmente che tra la dura madre
e il cervello vi è «spazio sensibile, pieno d ’acqua» e ad ulteriore riprova delle
sue osservazioni alludeva all’imminente uscita del
De ischiade
che sarebbe sta
ta la migliore apologia delle sue posizioni scientifiche anche in questo caso na
te dall’accurato studio anatomo-fisiologico del sistema nervoso applicato all’in
dividuazione della sede e delle cause dell’infiammazione del nervo sciatico. An
cora una volta l ’attenzione del Cotugno si concentrava sui liquidi del sistema
nervoso con risultati sperimentali che mettevano in crisi la teoria halleriana se
condo la quale le sensazioni dolorose sono originate esclusivamente dallo sti
molo delle fibre nervose. Per Cotugno, che distingueva la malattia in artritico e
nevoso, nella sciatica nervosa i dolori muscolari sono provocati da una «sostanza