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RECENSIONI
un altro momento importante per il mondo del cattolicesimo illuminato italia­
no, impegnato a reperire «gli stimoli e i materiali necessari all’elaborazione di
un progetto di rinnovamento nazionale, attento al tempo stesso alle istanze del­
la modernità, alla difesa del ruolo della chiesa nella società e a quello della fede
nell’elaborazione di un progetto di riforma, che finisce per interessare non so­
lo le lettere e le scienze, ma i costumi e il piano della politica e delle istituzioni»
(p. 82). In questa prospettiva, la Continisio ha buon gioco nel contestualizzare
la riflessione muratoriana all’interno di un rapporto di interesse ed insieme di
timore, la cui misura migliore forse sta nel fermo rifiuto che nel 1727 il mode­
nese oppone a Giovanni Giacomo Zamboni, ambasciatore per gli Este presso
la corte di Londra, che insieme alla
Cronologia
di Newton avrebbe voluto in­
viargli il trattato di Thomas Woolston sui miracoli di Cristo. La risposta nega­
tiva di Muratori, scrive la Continisio, «è emblematica: vi ritroviamo gli eccessi
della ragione abbandonata a se stessa, che tutto pretende di sciogliere e chiari­
re, senza rispetto per quelle materie della fede e della religione, che alla ragio­
ne non competono; e le audacie del dubbio, quando questo travalica i confini
di una corretta metodologia di indagine per diventare avvitamento senza fine e
senza risposte, anche quando il dubbio deve arrestarsi perché le risposte attese
non devono provenire dalla ragione; e vi troviamo anche la risolutezza con cui
Muratori frena questi eccessi, contrapponendo alla ragione e al dubbio stessi,
come guida e moderatrice, la religione e i suoi imprenscindibili fondamenti, che
allora appaiono al tempo stesso ispirazione e limite alla ricerca» (p. 85). Della
medesima ambiguità, della medesima mistione di robusta curiosità e altrettan­
to sorvegliata prudenza, si nutre il rapporto di Muratori con Locke (al centro
degli interessi anche del gruppo di Galiani). Da un canto, l ’estremo sensismo
lockiano è rifiutato dacché «sembra a Muratori dare il soggetto morale in balìa
di un certo determinismo morale» (p. 128); inoltre «la stessa negazione dei prin­
cipi speculativi innati, corollario della più generale negazione dell’innatismo,
conclude per un insostenibile utilitarismo morale e per un altrettanto inaccet­
tabile relativismo» (p. 129). D ’altro canto, ed è commento che vale la pena ri­
portare per intero perché cifra dell’intera prima parte del libro della Contini­
sio, «se la ragione a cui Muratori si appella lungo tutta la
Filosofia morale
è di­
versa da quella teorizzata invece da Locke, dopo tutte le critiche mosse al filo­
sofo inglese resta il fatto che nel manoscritto del trattato sulle forze dell’inten­
dimento umano, Muratori rinviene proprio nella ragione così come essa viene
delineata da Locke il baluardo contro i pericoli del pirronismo e dello scettici­
smo, e arriva a raccomandare la diffusione e l’insegnamento della filosofia
lockiana, che pure anche in quell’opera aveva criticato. L’esortazione viene poi
cancellata, e non compare nelle versioni a stampa dell’opera, ma è significativa
non della scarsa coerenza del modenese, bensì dell’eclettismo a cui infine egli
approda sull’onda del suo tentativo di arginare qualsiasi potenziale fattore di­
sgregante dell’ortodossia religiosa» (pp. 131-132).
E tuttavia non basta il
philologically correct,
l ’attento ordito di notizia e com­
mento nella cornice categoriale di ‘ortodossia cattolica’ e ‘sincretismo filosofi­
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