RECENSIONI
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co’ a dar completa ragione dello sforzo della Continisio. Certo, dalla giovane al
lieva di Cesare Mozzarelli altro non ci si poteva attendere che un fine senso del
la
sprezzatura;
ma in verità il libro verifica, attraverso Muratori, un modello com
plessivo della vicenda del pensiero politico europeo moderno, modello che dal
l’analisi esce rinsaldato proprio attraverso una convincente contestualizzazione
del tema (in particolare) della
giustizia
nel pensiero muratoriano. La giustizia,
virtù civile per eccellenza nella letteratura politica dell’età umanistica, era stata
soppiantata, in risposta ai nuovi assetti legati alla formazione del principato, dal
la
virtus
della prudenza: «con l’aristocratizzazione degli assetti socio-politici e
la conseguente verticalizzazione dei rapporti fra élite politica e principe, alla giu
stizia subentra la prudenza politica, in veste di virtù esclusiva del principe» (p.
212). La traslazione nelle figure del linguaggio etico di ceti e funzioni articola
no la nuova struttura politico-sociale e ne chiariscono la mappa distributiva del
potere. «Il sistema delle virtù - scrive la Continisio - diventa insomma con
temporaneamente la riproduzione del sistema sociale nella teoria politica e la
sua legittimazione» (p. 213). E in questo orizzonte metodologico e storico che
va compreso il
ritorno
del primato della giustizia nella riflessione muratoriana.
Ad esso corrisponde, primo elemento di crisi della
prudentia
incentrata sul prin
cipe, un processo di
professionalizzazione
della politica, «la disarticolazione del
l ’arte di governo in una serie di saperi che richiedono via via competenze sem
pre più specifiche, formalizzate, e autonome dalle persone che concretamente
se ne incaricano» (p. 214); con il necessario
pendant
della formazione di un ce
to amministrativo adeguato alle funzioni della
professione
politica. A questa pro
fessione (e al principe che pur ne rimane il principale
reggitore
), la giustizia of
fre il suo principale contenuto: la
pubblica felicità.
La crisi settecentesca della
prudenza si dispiega in Muratori come atto di sfiducia in una ‘soggettivizzazio-
ne’ degli atti politici che rende praticamente «infinite le strategie prudenziali ri
spetto a innumerevoli e legittimi obiettivi di bene e felicità»; mentre la giustizia
«intesa anche come diritto formalizzato, senza rinunciare al suo legame con la
legge naturale, e quindi ad una idea di verità/bene oggettivi a cui conformarsi,
è chiamata, nella sua veste di virtù politica, a dare a ciascuno il suo, e sembra
garantire ad ogni individuo uno spazio autonomo per la realizzazione della pro
pria felicità particolare - che è ancora affidata alla prudenza» (p. 217). La giu
stizia si presenta dunque in Muratori sia nel compito, diciamo così, negativo di
arginare il
montare in passione
dei singoli obiettivi di felicità allorché la discre
zionalità (altrettanto soggettiva) della prudenza principesca non è più in grado
di calmierarne l’inesorabile conflitto; sia nel compito positivo di assegnarsi un
contenuto, la
pubblicafelicità,
in grado di proporre e attuare una
misura comu
ne
, la misura del ‘ciascuno il suo’ come spazio
naturale
di salvaguardia delle op
zioni individuali. Ben a ragione la Continisio indica in Muratori un testimone
essenziale di un processo profondo di trasformazione della società europea e
dell’affermazione del diritto individuale alla felicità. Ci sarebbe tuttavia da chie
dersi se il
limite
che, in maniera del tutto corrispondente a quanto si è detto fa
re il Muratori filosofo della conoscenza nei confronti del sensismo lockiano, il