RECENSIONI
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della letteratura della ragion di stato, del tacitismo (qui proprio in relazione al
tema, così bene messo a fuoco da Cesare Mozzarelli a proposito di Pio Muzio,
d
é\’appetitus societatis
), della ragion di stato, nonché, se mi è permesso ag
giungere, della teologia morale cattolica (almeno finché questa rimase, per buo
na parte del Seicento, ancorata al probabilismo), giù fino a Muratori e al catto
licesimo illuminato settecentesco. E una vicenda ancora troppo poco conosciu
ta, ma che potrebbe rivelare linee di inatteso equilibrio; e rispetto alla quale a
Chiara Continisio va il merito di averne individuato nel Muratori etico-politico
un momento kantianamente costitutivo.
S
anto
B
urgio
O
lindo
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ac ia
,
Giulio Nicolò Torno. Un teologo e giurista del Settecento na
poletano,
, Napoli, Liguori, 1999, pp. XXIII-265.
Va detto preliminarmente che gli studiosi di Vico devono essere grati al
l’autore per aver dedicato la sua competente attenzione al Torno (1672-1757),
realizzando così un
desideratum
del Nicolini che già negli anni Quaranta aveva
indicato la necessità di una più approfondita conoscenza di un personaggio di
assoluto rilievo del Settecento napoletano.
Ma non solo; basterebbero, infatti, oltre ai rapporti col Vico, i nomi del Gian-
none, di Alfonso de Liguori, di Genovesi, per indicare alcuni dei personaggi di
spicco della cultura laica e religiosa con i quali il Torno entrò in contatto, per
sottolineare l’importanza dell’azione svolta, in momenti cruciali della storia del
Mezzogiorno d’ Italia, da un ecclesiastico per oltre mezzo secolo al centro di
una fitta ragnatela di relazioni e coinvolto in prima persona in vicende non sol
tanto religiose bensì politiche e culturali con tali implicazioni da risultare illu
minanti per l’intero Settecento italiano.
Il complesso quadro storico entro cui si inserisce la biografia del Torno è sin
teticamente delineato dall’autore nelle pagine introduttive del volume dedicate
alla vita culturale e politica napoletana della seconda metà del Seicento. Come
è noto la diffusione delle opere dei «nuovi» filosofi oltremontani (Descartes,
Gassendi), la ripresa del filone atomistico-naturalistico del pensiero antico (Lu
crezio) e la duratura influenza del magistero del Cornelio e dell’Accademia de
gli Investiganti restano i punti di riferimento obbligati per la stessa definizione
dei caratteri peculiari della funzione politica svolta dai
novatores
e il ruolo svol
to dalle idee gianseniste, connotate in Italia in senso morale più che dalle di
spute dottrinali sulla Grazia e la libertà, che a Napoli inevitabilmente si intrec
ciano con l’endemica polemica giurisdizionalista intorno ai rapporti tra stato e
chiesa.
In questo clima, intorno alla metà degli anni Ottanta, ritroviamo il Torno
studente di filosofia e teologia presso il Collegio di S. Tommaso d’Aquino. In
segnamenti giovanili mai dimenticati «tutto ciò che so o credo di sapere - così