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AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
presente alla verità per il suo carattere origi­
nariamente mitico. Tale tesi viene argomen­
tata prendendo in considerazione i due atti
costitutivi del mondo storico dell’uomo, vale
a dire
Vingegno
e la
fantasia
, che consentono
anche di capire in che modo in Vico si possa
parlare di una teoria della storia oltrepassan­
do il riduzionismo nel quale si è chiuso il con­
cetto di storicità, inteso come semplice sco­
perta della dimensione storica della realtà
umana. Infatti, secondo l’A., proprio facen­
do ricorso a quelle categorie Vico tenta di in­
dividuare e definire «i principi e gli elementi
normativi di carattere filosofìco-concettuale
che sono all’origine del processo di graduale
umanizzazione e antropologizzazione del
mondo e della natura» (p. 145). Il primato as­
segnato alla
topica
rispetto alla
critica
, all’a­
spetto conoscitivo rispetto a quello giudica­
tivo, consente a Vico di stabilire la chiara e
netta preminenza del momento «ingegnoso»
su quello filosofico, sia per ciò che concerne
la capacità di pensare e organizzare il mondo
delle cose, sia per la capacità di produrre im­
magini, adoperare metafore, trasferendo «si­
gnificati poetico-simbolici al mondo sensibi-
le-reale» (p. 146). Ciò significa che il primo
livello di manifestazione storico-concreta è
dato dall’ingegno e dalla fantasia, che costi­
tuiscono il momento sensitivo e immaginati­
vo degli uomini non ancora avvezzi all’uso
della ragione ma ciò nonostante in grado di
essere «creatori» del mondo storico.
Attraverso una precisa ricostruzione dei
luoghi più importanti del secondo libro della
Scienza nuova
del 1744, strettamente intrec­
ciata ad alcune fondamentali
Degnità
sull’ar­
gomento, l’A. mette in luce come per Vico «la
poesia è lo stadio iniziale a partire dal quale si
manifesta la stessa mente umana. Il senso e
Tesser sensibile si pongono all’inizio del pro­
cesso di rinvenimento e di costituzione della
verità» (p. 149), e la sapienza ha inizio con la
poesia, ponendosi in tal modo «alla base del­
la genesi della civiltà umana, lungo un’artico­
lazione che è, al tempo stesso, diacronica e sin­
cronica. Il senso, l’immaginazione e la fanta­
sia rappresentano non solo i momenti costi­
tutivi della mente umana, ma anche della stes­
sa storia dell’umana civilizzazione» (p. 149).
Ciò significa che per il filosofo napoletano
l’attività mitopoietica sta alla base del proces­
so di formazione del mondo dell’uomo, degli
elementi che caratterizzano la prima sapienza
umana, costituisce «il propium delle prime
operazioni della mente», la quale è affidata al­
l’arte regolatrice della topica. L’importanza di
questa intuizione vichiana, vale a dire la cen­
tralità dell’analisi concettuale e storico-filolo­
gica delle forme poetiche attraverso le quali si
manifesta la primitiva sapienza, è la premessa
necessaria perché la scienza intorno alla qua­
le ragiona Vico possa essere una «teologia ci­
vile ragionata della provvidenza» e una «sto­
ria ideale eterna», che si manifesta attraverso
una «filosofia dell’autorità».
Per quanto riguarda l’articolazione delle
forme e dei contenuti della sapienza poetica
l’A. dedica le ultime considerazioni del suo
contributo alla logica poetica, vale a dire a
quel completamento della facoltà immagina­
tiva che si realizza attraverso il ricorso a una
«facoltà semantica diretta all’individuazione
del significato» (p. 153). Nella metafisica e
nella logica poetica si scorgono «le origini
delle lingue e delle lettere», per cui, piutto­
sto che la scansione delle tre età e delle cor­
rispondenti forme di lingua, quel che appa­
re qui centrale è il discorso intorno alla co­
stituzione e funzione di una «lingua poetica»
rispondente ad un originario bisogno prati­
co, a conferma della priorità logico-conosci­
tiva dell’esperienza sensibile e materiale sul­
la rappresentazione concettuale.
[M. M.]
3.
CALABRÒ
Gaetano,
Vico e la «barbarie
ritornata»: un giudizio di Francesco De Sanc­
tis,
in
IImondo di Vico/Vico nel mondo. In ri­
cordo di Giorgio Tagliacozzo,
a cura di F. Rat­
to, Perugia, Guerra 2000, pp. 213-218.
Riflettendo sulla nota teoria vichiana dei
«ricorsi» - che individua la doppia possibilità
data all’uomo, vale adire agire seguendo la na­
tura bestiale o quella umana, e che intende il
ricorso come qualcosa riguardante «l’interno
dell’uomo, delle sue strutture» - l'A. si soffer­
ma a riflettere da un lato su un giudizio di Sal­
vatore Battaglia circa l’importanza della «bar­
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