AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
213
matiche, «anzitutto da parte dei giuristi in
generale e dei romanisti in particolare»
(ivi).
[A. S.]
10.
CRISTOFOLINI
Paolo,
Ecdotica di edi
zioni mancate. Il caso della «Scienza nuova»,
in «Annali della Scuola Normale Superiore
di Pisa» IV (1998) 1, pp. 181-188.
L’A., che da molti anni è impegnato nel
lavoro appassionante e complesso di fornire
un’edizione critica della redazione della
Scien
za nuova
del 1730 per il «Centro di studi vi
chiani», ci offre una riflessione esemplare sul
le difficoltà legate alla scelta di un criterio per
il lavoro ecdotico in questione. Prima di tut
to, perché considerare la
Scienza nuova
1730
un’edizione mancata, dal momento che non
ci troviamo in assenza di un testo a stampa?
«L’ecdotica delle edizioni mancate è per noi
l’ecdotica della
Scienza nuova
del 1730 e di
tutti i materiali autocorrettivi e d’accresci
mento ad essa sovrapposti e giustapposti dal
l’autore nell’arco di non più di un quinquen
nio. Mancata in senso proprio la
Scienza nuo
va
del 1730 non può dirsi» - precisa l’A. - «vi
sto che è uscita alle stampe. Ma vi è uscita tal
mente imperfetta che già la prima tiratura re
ca in appendice una serie di
Correzioni, mi
glioramenti e aggiunte,
e la seconda un’altra
serie. Le due successive altre serie poco fa no
minate, e rimaste al manoscritto, sono espli
citamente destinate a un’ulteriore edizione,
non realizzata» (p. 182). Insomma, quel che
fa della
Scienza nuova
del 1730 un’edizione
mancata è il fatto di non essere stata un’edi
zione compiuta secondo l’intenzione finale
dell’A., facendo venir meno il principio di fe
deltà alla volontà dell’autore.
Da qui il complesso problema ecdotico
che pone un’opera di questo genere, e la con
vinzione di Cristofolini che «l’edizione deve
partire dal restauro integrale del testo stam
pato nel 1730; l’evoluzione deve essere resa
visibile a vallo di questo momento iniziale,
non a monte del momento terminale» (p.
183). Che, in altre parole, sta a ribadire l’idea
centrale dell’odierna critica testuale applica
ta a Vico, che la
Scienza nuova
del 1730 non
sia un’edizione «intermedia», come volle de
finirla Nicolini, ma in sé conclusa. Da qui la
proposta di Cristofolini di offrire un’edizio
ne critica sulla base dell’edizione a stampa,
registrando in un’unica fascia di apparato
tutti gli interventi manoscritti, tutte le postil
le e i
marginalia
degli esemplari postillati, e
le varianti di stampa. Una posizione che ha
tra gli obiettivi anche quello di «ridimensio
nare questo
cliché
romantico del genio tor
mentato perennemente insoddisfatto. Vico
vive in angustie naturali di varia natura, è ve
ro, e il mondo non gli è prodigo di ricono
scimenti né di aiuti. Ma quanto alla sua ope
ra, l’insoddisfazione è ben lontana da lui. Vi
co è un uomo che quando è scontento di quel
che ha fatto lo dice» (p. 185). Una conferma
ulteriore del comune mondo al quale di fat
to appartengono filologia e filosofia.
[M. S.]
11. D ’A le s s a n d ro
Giuseppe,
Vico e
Heyne: percorso di una recezione,
in «Gior
nale critico della filosofi italiana» LXXVIII
(1999) 3, pp. 372-398.
L’A. svolge, attraverso la doppia trama di
indizi testuali ed indizi fattuali, un’indagine
sulla recezione di Vico in Christan Gotdob
Heyne, giungendo a sostenere la consistenza
dell’ipotesi che «Heyne conoscesse l’opera di
Vico, e la conoscesse già prima del 1774», e
avvalora così con nuovi argomenti, tratti pre
valentemente dalla concezione del linguaggio
mitico e del significato dei carmi omerici, l’i
potesi già proposta da Giovanni Cerri nel
1997 su di un piano precipuamente filologico.
[S.C.]
12.
D am iani
Alberto M.,
La dosprospec
tivas de la retorica viquiana: Institutiones y
Scienza,
in
II mondo di Vico/Vico nel mondo.
In ricordo di Giorgio Tagliacozzo,
a cura di F.
Ratto, Perugia, Guerra, 2000, pp. 295-305.
Tra i più noti e prolifici studiosi del pen
siero vichiano nell’America latina, l’A. offre