AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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matiche, «anzitutto da parte dei giuristi in
generale e dei romanisti in particolare»
(ivi).
[A. S.]
10.
CRISTOFOLINI
Paolo,
Ecdotica di edi­
zioni mancate. Il caso della «Scienza nuova»,
in «Annali della Scuola Normale Superiore
di Pisa» IV (1998) 1, pp. 181-188.
L’A., che da molti anni è impegnato nel
lavoro appassionante e complesso di fornire
un’edizione critica della redazione della
Scien­
za nuova
del 1730 per il «Centro di studi vi­
chiani», ci offre una riflessione esemplare sul­
le difficoltà legate alla scelta di un criterio per
il lavoro ecdotico in questione. Prima di tut­
to, perché considerare la
Scienza nuova
1730
un’edizione mancata, dal momento che non
ci troviamo in assenza di un testo a stampa?
«L’ecdotica delle edizioni mancate è per noi
l’ecdotica della
Scienza nuova
del 1730 e di
tutti i materiali autocorrettivi e d’accresci­
mento ad essa sovrapposti e giustapposti dal­
l’autore nell’arco di non più di un quinquen­
nio. Mancata in senso proprio la
Scienza nuo­
va
del 1730 non può dirsi» - precisa l’A. - «vi­
sto che è uscita alle stampe. Ma vi è uscita tal­
mente imperfetta che già la prima tiratura re­
ca in appendice una serie di
Correzioni, mi­
glioramenti e aggiunte,
e la seconda un’altra
serie. Le due successive altre serie poco fa no­
minate, e rimaste al manoscritto, sono espli­
citamente destinate a un’ulteriore edizione,
non realizzata» (p. 182). Insomma, quel che
fa della
Scienza nuova
del 1730 un’edizione
mancata è il fatto di non essere stata un’edi­
zione compiuta secondo l’intenzione finale
dell’A., facendo venir meno il principio di fe­
deltà alla volontà dell’autore.
Da qui il complesso problema ecdotico
che pone un’opera di questo genere, e la con­
vinzione di Cristofolini che «l’edizione deve
partire dal restauro integrale del testo stam­
pato nel 1730; l’evoluzione deve essere resa
visibile a vallo di questo momento iniziale,
non a monte del momento terminale» (p.
183). Che, in altre parole, sta a ribadire l’idea
centrale dell’odierna critica testuale applica­
ta a Vico, che la
Scienza nuova
del 1730 non
sia un’edizione «intermedia», come volle de­
finirla Nicolini, ma in sé conclusa. Da qui la
proposta di Cristofolini di offrire un’edizio­
ne critica sulla base dell’edizione a stampa,
registrando in un’unica fascia di apparato
tutti gli interventi manoscritti, tutte le postil­
le e i
marginalia
degli esemplari postillati, e
le varianti di stampa. Una posizione che ha
tra gli obiettivi anche quello di «ridimensio­
nare questo
cliché
romantico del genio tor­
mentato perennemente insoddisfatto. Vico
vive in angustie naturali di varia natura, è ve­
ro, e il mondo non gli è prodigo di ricono­
scimenti né di aiuti. Ma quanto alla sua ope­
ra, l’insoddisfazione è ben lontana da lui. Vi­
co è un uomo che quando è scontento di quel
che ha fatto lo dice» (p. 185). Una conferma
ulteriore del comune mondo al quale di fat­
to appartengono filologia e filosofia.
[M. S.]
11. D ’A le s s a n d ro
Giuseppe,
Vico e
Heyne: percorso di una recezione,
in «Gior­
nale critico della filosofi italiana» LXXVIII
(1999) 3, pp. 372-398.
L’A. svolge, attraverso la doppia trama di
indizi testuali ed indizi fattuali, un’indagine
sulla recezione di Vico in Christan Gotdob
Heyne, giungendo a sostenere la consistenza
dell’ipotesi che «Heyne conoscesse l’opera di
Vico, e la conoscesse già prima del 1774», e
avvalora così con nuovi argomenti, tratti pre­
valentemente dalla concezione del linguaggio
mitico e del significato dei carmi omerici, l’i­
potesi già proposta da Giovanni Cerri nel
1997 su di un piano precipuamente filologico.
[S.C.]
12.
D am iani
Alberto M.,
La dosprospec­
tivas de la retorica viquiana: Institutiones y
Scienza,
in
II mondo di Vico/Vico nel mondo.
In ricordo di Giorgio Tagliacozzo,
a cura di F.
Ratto, Perugia, Guerra, 2000, pp. 295-305.
Tra i più noti e prolifici studiosi del pen­
siero vichiano nell’America latina, l’A. offre
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