AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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storico a partire da Vico, che per primo af
ferma una possibilità di
scienza
delle cose
umane in quanto fatte dall’uomo, fondando
la su memoria e immaginazione, e conferisce
così legittimità ad una modalità di conoscen
za incompatibile con la
forma mentis
carte
siana e newtoniana. Vico viene così posto ri
solutamente e un po’ troppo velocemente in
una linea di continuità con Herder e lo stori
cismo tedesco successivo, l’ermeneutica di
Schleiermacher rielaborata da Dilthey, in una
linea che giunge per l’A. fino a Weber. Il di
scorso sul
Verstehen
, costruito intorno agli as
si portanti dei concetti di cultura e identità
nazionale, porta ad una conclusione lieve
mente ambigua relativa alla natura di queste
categorie: se esse siano ‘strutturali’ o legate a
particolari costellazioni storico-culturali. Re
sta comunque da vedere quanto Vico, senz’al
tro partecipe dell’elaborazione di un concet
to storico e autoreferenziale di cultura, fosse
davvero congeniale con categorie come en-
tropatia e immedesimazione, allorquando
sottolineava come «tal natura poetica di tai
primi uomini, in queste nostre ingentilite na
ture, egli è affatto impossibile immaginare e a
gran pena ci è permesso d’intendere».
[S.C.]
22.
Italian intellectuals and politics from
Vico to Eco,
in «Journal of Modem Italian
History» VI (2001) 2, pp. 151-264.
La rivista, diretta da due specialisti an
glosassoni di storia italiana, John A. Davis e
David Kertzer, raccoglie in un numero mo
nografico una serie di interventi presentati
nell’ambito di una conferenza tenutasi all’i
stituto di cultura italiana di Londra nel no
vembre 2000. Nell’introduzione al volume
(From
philosophes
to pundits: Italian intel
lectualsandpoliticsfrom Vico toEco,
pp. 151 -
156) Richard Bellamy individua il filo con
duttore delle ricerche proposte nel problema
delle motivazioni, autorità e legittimazione
degli intellettuali italiani, combattuti nella
scelta fra dettare dall’esterno le proprie re
gole alla realtà politico-sociale, e interpretar
ne dall’interno le tendenze.
Il periodo prescelto - dal Settecento agli
anni ’70 del Novecento - corrisponde all’in
dividuazione di una parabola dell’intellet
tuale italiano, a partire dall’affermazione di
una sua vocazione politica, la cui polarizza
zione fra ‘utopia’ e ‘riforme’ - secondo la de
finizione di Venturi - è destinata a contras
segnarne le vicende successive, fino al ridi
mensionamento postmoderno del suo ruolo,
ricondotto a quello dell’«expert interpreter
of his particular domain» (p. 155).
Al di là dell’evidente gioco di assonanze
fra cognomi, la scelta di Vico come termine
a
quo
sottende una visione problematica della
collocazione dell’autore della
Scienza nuova
nel panorama contemporaneo: il curatore in
fatti aderisce alla tesi del rifiuto della margi-
nalizzazione del pensiero di Vico da parte dei
compatrioti, che attribuisce al suo stile oscu
ro, ma al tempo stesso individua una sostan
ziale consonanza nella comune consapevo
lezza dei legami «between thè level of socio-
economic development and popular attitu-
des, politicai forms and legai norms» (p. 153).
All’interno della prospettiva comune so
pra accennata, i saggi affrontano temi assai
vari: l’identità collettiva degli illuministi na
poletani (M. Calaresu), il federalismo demo
cratico di Cattaneo (M. Thom), la pedagogia
politica socialista fra l’unità e la Grande
Guerra (C. Levy), il dibattito sull’egemonia
in Croce e Gramsci (R. Bellamy), le opzioni
politiche delle avanguardie durante il fasci
smo (W.L. Adamson) e di alcuni intellettua
li di ispirazione azionista negli anni ’70 (R.S.C.
Gordon).
Il saggio di Melissa Calaresu,
Construc-
ting an intellectual identity: autobiography
and biography in eighteenth-century Naples
(pp. 157-177), ripercorre attraverso un cam
pione di autobiografie, dagli
Avvertimenti
di
D’Andrea al
Testamento forense
di Galanti,
gli sviluppi dell’autorappresentazione collet
tiva dei filosofi napoletani tramite la costru
zione di una genealogia intellettuale, che si
distacca progressivamente dalla tradizione
giuridica ed erudita per porre in risalto, sot
to l’egida di Genovesi, l’impegno pratico-
riformatore destinato ad alimentare l’azione
dei patrioti del '99. Secondo l’A., che pure
ammette la presenza, testimoniata da Paga