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MANUELA SANNA
munque questa natura originaria: «il corpo è quello che comunica all’a­
nimo la bruttura che nominasi concupiscenza; questa si fa socia e com­
pagna la fantasia, altra bruttura dell’animo ugualmente dal corpo origi­
nata, la quale coll’affacciare all’animo ogni sensibile immagine, ne com­
muove ed esalta sì fattamente gli affetti, che aiutandosene la concupi­
scenza, viene ad assaltar la ragione, a combatterla e a superarla»49. Que­
sta è in effetti la descrizione che Vico farà in seguito dei
derisores,
a pro­
posito dei quali viene formulato anche un giudizio morale, trattandosi
di individui che non provano vergogna nel mettere in moto tale distor­
cimento della verità. Questa connotazione morale che Vico fornisce è
anche quella che spiega la differenza tra il risore e il derisore: il satiro ri­
de all’eccesso, ma non deride, in quanto è della sua natura duplice ma­
nifestare violentemente la parte bestiale, ma la sua componente umana
gli impedisce di fare di quest’azione un gesto del tutto irrazionale, cioè
contro la
vis veri.
L’uomo utilizza il volto per manifestare gli affetti ed insieme è co­
stretto a conformare il proprio aspetto a quello degli altri; di conse­
guenza, «non solo per la ragione e per la loquela l’uomo dai bruti diffe­
risce, ma eziandio pel volto. Le bestie hanno la faccia non il volto»50.
Mentre nella
Scienza nuova
la differenza consueta tra uomo e bestia è sul­
le passioni: la bestia è schiava delle passioni, l’uomo - a metà strada tra
bestia ed eroe - combatte le passioni, l’eroe comanda con piacere le pas­
sioni; la natura eroica si trova tra la natura divina e quella umana. Que­
sto il tema del
De mente heroica,
nel tentativo di far discendere la men­
te umana da quella divina tramite la sua natura eroica.
Questa metafora del satiro compare anche più avanti51 come esem­
pio di un «mostro civile», che unisce in sé un uomo e una fiera e nel ’44
queste creature verranno specificate come abitanti delle selve e non del­
le città52; questo carattere di Pan rappresentava «gli empi vagabondi per
la gran selva della terra, ch’avevano aspetto d’uomini e costumi di bestie
nefande»53. E la lettura allegorica della realtà che è possibile tramite l’in­
gegno che mette in relazione una mentalità corposa e una mentalità «de­
licata»54.
49
De uno,
cit., p. 50.
50
Ibid.,
p. 58.
51 Ediz. Battistini, cit., p. 169.
i 2 Ibid.,
p. 331.
53
Ibid.,
p. 762.
54 Battistini opportunamente precisa che «il profondo iato tra la mentalità primitiva che
pensa e si esprime per immagini corpose e la ‘dilicata’ civiltà del Sei-Settecento impone, per
tradurre un codice nell’altro, una lettura allegorica del passato, da attuarsi per mezzo dell’in-
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