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AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
gica, come voleva Croce, quanto piuttosto co­
me sapienza poetica che rivendica la propria
dimensione ‘logica’ e conoscitiva» (p. 346).
Con la
Scienza nuova,
Vico segue il dramma
umano dagli albori della civiltà fino ai tempi
«illuminati e colti» e ai possibili ricorsi, in
quella «che potremmo chiamare un’acutissi­
ma
fenomenologia del sentire»
(p. 347).
[A.S.]
29.
POMPA
Leon,
Vico and Metaphysical
Hermeneutics,
in
Verstehen andHumane Un-
derstanding,
ed. by A. O’Hear, Cambridge,
Cambridge U.P., 1997, pp. 29-46.
L’A. analizza la natura della teoria erme­
neutica in Vico, distinguendone due versioni
distinte. La prima, risalente alla
Scienza nuova
del 1725, è ancora fortemente condizionata
dall’assunto di una fondazione della «nuova
arte critica» nella metafisica della mente uma­
na; mai espunta del tutto dal pensiero vichia­
no, essa si ancora nella postulata indisgiungi-
bilità dell’arte critica dall’arte diagnostica te­
matizzata nel 1725, in quanto basate sul fon­
damento comune dello schema metafisico
della storia ideale eterna. L’A. ritiene tale ver­
sione dell’ermeneutica vichiana inutilizzabile
per il pensiero contemporaneo, e valuta di
contro come estremamente attuale la pro­
spettiva della
Scienza nuova
del 1744, allor­
quando essa pone il fulcro dell’interpretazio­
ne nell’interazione tra filosofia e filologia, con
cuiviene conferita alla conferma filologica tut­
ta la portata di un procedere empirico per ipo­
tesi e verifiche, epistemologicamente più fa­
miliare ad una prospettiva contemporanea.
[S.C.]
30. PONS Alain,
Vico et la critique des Lu­
mières,
in
IImondo di Vico/Viconelmondo. In
ricordodiGiorgio Tagliacozzo,
a cura di F. Rat­
to, Perugia, Guerra, 2000, pp. 39-45.
In questo breve e lucido scritto Alain
Pons riflette sul rapporto tra Vico e l’illumi­
nismo tentando preliminarmente di sgom­
brare il campo dai troppo abusati luoghi co­
muni che hanno avvolto Vico, fatto salvo ov­
viamente l’originaria problematicità delle
polemiche. Ciò che va invece affermato ener­
gicamente, come fa Pons, è che «Vico n’est
placé ni en arrière ni en avant de son temps,
il est de son temps, et il tente de penser son
temps, mais cela d’une manière profondé-
ment originale, au point d’apparaìtre comme
un isolé, et c’est cela que réside sa véritable
modernité» (p. 40). Quanto al rapporto con
l’illuminismo, Pons nota come la mancanza
di una filosofia sistematica presso i maggiori
rappresentanti francesi può essere ritrovata
in Vico, perché, «mis à part le court
Liberme-
taphisicus,
il n’a jamais composé de traité
proprement philosophique» (p. 41). Ci ren­
diamo conto piuttosto come il filosofo napo­
letano, nello scrivere la
Scienza nuova,
si sia
servito di «tecniche nuove» e di criteri scien­
tifici, «afin d’explorer des territoires de con-
naissance ‘nouveaux’, au lieu de rester en-
fermée dans le cadre statique tracé par la
théologie et la philosophie traditionnelles»
(ivi).
In tal senso Vico, prosegue Pons, è de­
cisamente moderno, e il suo impegno va nel­
la direzione di chi nell’età dei lumi, come di­
ceva Diderot, voleva «changer la manière
commune de penser»
(ivi)
e che come Vico,
pur secondo una prospettiva diversa, si pro­
poneva di preservare la società dalla ricadu­
ta nella barbarie. Ma l’«écart maximal» tra
Vico e i pensatori illuministi sta nel signifi­
cato stesso della filosofia, la quale, pur do­
vendo anche per Vico essere messa in que­
stione e «aiutare il genere umano», deve re­
cuperare il passato per «élever à la puissan-
ce rationnelle tout ce que les peuples des
temps ‘divins’ et ‘héroi'ques’ ont su créer par
l’ouvrage de leur sensibilité et de leur imagi-
nation» (p. 43). La «sapienza volgare», in­
somma, lungi dall’essere la testimonianza di
ignoranza e illusione «est véritablement une
sagesse qui établit les bases du monde pro­
prement ‘humain’»
(ivi)-,
essa, cioè, deve co­
stituire anche per la sapienza dei filosofi una
linfa vitale, per non imprigionarli in una di­
mensione «monastica». Il senso della filoso­
fia è dunque per Vico «la conscience de soi
politique à l’àge démocratique» (p. 44); que­
sto non significa che il pericolo di ricadere
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