2 2 6
AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
rata dei capoversi 32 (appartenente all
'Idea
dell’opera)
e 953 (appartenente al V Libro),
l’A. cerca di rendere conto del movimento
parallelo del linguaggio e della politica al
l’interno della schematizzazione delle tre fa
si, la cui difficoltà principale appare una sor
ta di movimento inverso, in esse, della natu
ra. Se infatti il linguaggio passa da una origi
naria significazione naturale ad uno statuto
di convenzionalità, la politica passa dall’e
quità civile a quella naturale, che Vico repu
ta in qualche modo da sempre iscritta nella
natura umana, e che si manifesta nel disvela
mento dell’arcano delle leggi ad opera della
plebe.
Nell’indubbia complessità della questio
ne, l’opzione dell’A. è di attribuire, privile
giando la chiave di lettura politica, una su
periore ‘naturalità’ al linguaggio convenzio
nale dell’età degli uomini, per cui infine «la
naturalezza del linguaggio convenzionale è
posta nella prospettiva della emancipazione
della moltitudine» (p. 52). Fortemente ac
centuato in questa lettura appare il carattere
di «storia della libertà» (di poco corretto dal
l’accentuazione dello statuto ‘naturale’ di ta
le libertà) della filosofia della storia di Vico,
che così può, a correzione del giudizio della
Arendt, rivendicare a buon diritto il titolo di
«filosofia politica».
[S. C.]
33.
ROCKMORE
Tom,
Vico and Construc-
tivism,
in
II mondo di Vico/ Vico nel mondo.
In ricordo di Giorgio Tagliacozzo,
a cura di F.
Ratto, Perugia, Guerra, 2000, pp. 361-367.
L’A. colloca Vico in una genealogia idea
le del costruttivismo ed in particolare del
«costruttivismo storico», ossia di quel co
struttivismo epistemologico che considera
«l’oggetto della conoscenza come ‘costruito’
nel processo storico e da esso dipendente».
Egli colloca conseguentemente Vico nella
storia della filosofia, sottolineando l’antipla-
tonismo della sua teoria della conoscenza e il
suo valore alternativo all’anticostruttivismo
cartesiano. Vico andrebbe così riletto piut
tosto nella linea che conduce da Hegel a
Marx, tanto più che rispetto a Kant il suo co
struttivismo avrebbe il vantaggio di prende
re in considerazione non il soggetto astratto
in quanto principio epistemologico, ma il
concreto soggetto sociale e politico.
Nella comparazione tra il costruttivismo
di Vico e quello di Marx, Vico viene ad as
sumere il significato di una anticipazione
«della più promettente alternativa al fonda-
zionalismo epistemologico», per quanto in
debolita, agli occhi deU’A., dalla mancata
comprensione della natura economica del
processo storico e della consapevolezza del
la storicità della conoscenza.
[S.C.]
34.
ROSSI
Paolo,
Ritratto di uno zenoni-
sta da giovane,
in
II mondo di Vico/ Vico nel
mondo. In ricordo di Giorgio Tagliacozzo,
a
cura di F.
Ratto,
Perugia, Guerra, 2000, pp.
181-191.
Lo «zenonista da giovane» è naturalmen
te il Vico del
De antiquissima,
e l’A. torna, do
po il decisivo saggio del 1999 che rinnova il
testo di
Le sterminate antichità,
a costruire
l’affresco storico in cui si situa lo zenonismo
di Vico, rimediando alla superficialità di quel
la critica che aveva idealizzato un Vico ‘in
ventore’ della teoria dei punti metafisici.
A questa lettura attenta e contestuale, lo
zenonismo si rivela una versione, resa conci
liabile con l’ortodossia e risalente almeno al
la Seconda Scolastica, di una visione discon
tinuista e indivisibilista della realtà. Per essa
la realtà appare composta di punti privi di
estensione e risulta così possibile evitare i
gravi rischi di eterodossia che l’atomismo
presentava relativamente al dogma della
transustanziazione e all’ammissione del vuo
to. Censurato dai gesuiti nel 1632, lo zenoni
smo sopravvive ed è attestato, in particolare
grazie agli studi di Romano Gatto, a Napoli
nel corso del ’600 proprio in ambiente ge
suitico, ed in particolare in uno dei maestri
di Vico, Giuseppe Ricci.
Così lo zenonismo si rivela, nell’analisi
dell’A., in tutta la sua portata di costellazio
ne problematica che, come rivela lo stesso