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AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
amicus noster», quello che lo avvertì della
stroncatura. Ma «nel giuocare con anonimia
e pseudonimia Vico ebbe illustri predeces­
sori antichi emoderni» (p. 124), sui quali l’A.
offre un’interessante digressione che, par­
tendo da Teofilo Folengo e arrivando ad Ap­
piano Buonafede e alla non facile vita lette­
raria in Arcadia, si sofferma su un altro caso
celebre riguardante Galileo Galilei. La pras­
si galileiana si avvicina a quella vichiana «nel
mancato disvelamento dell’identità dell’ag­
gressore» (p. 137). Celato sotto il nome di
Lotario Sarsi, pseudonimo anagrammatico,
il detrattore aveva sferrato un attacco a Ga­
lileo, a sua volta nascosto sotto la maschera
del di lui allievo e amico Mario Guiducci. Ma
«le contese, che nella realtà storica, coinvol­
sero Galilei, Vico e Buonafede (quest’ultimo
nel ‘caso Bareni’) risultano avviate da ag­
gressioni anonime o pseudonime avverse ai
tre autori: in tali occasioni la verità sembra
atteggiare una mimesi dell’agone teatrale, e
così i tre polemisti che avevano scatenato il
dibattito restano sconfitti, come si conveni­
va accadesse nell’uso drammaturgico classi­
co» (p. 138).
[M. S.]
37.
S a c c a ro
D el
B u ffa
Giuseppa,
Ar­
gomentazione e amplificazione del discorso di
Vico
, in
IImondo di Vico/Vico nel mondo. In
ricordo di Giorgio Tagliacozzo
, a cura di F.
Ratto, Perugia, Guerra, 2000, pp. 165-180.
L’A. si sofferma sul I libro della
Scienza
nuova
dove vengono esposti i dati storici, gli
elementi della nuova scienza proposta e i
‘principi’ che le sono propri organizzati e ra­
gionati con un metodo consapevole della
specificità della conoscenza storica rispetto
alle scienze fisico-matematiche «ed infatti il
filosofo tesse il suo discorso con una tecnica
dell’argomentazione diversa, ispirata non al­
la logica scolastica, né alla sillogistica, bensì
alla dialettica umanistica ed all’uso della to­
pica, da lui più volte lodata» (p. 167), in par­
ticolare nel
De ratione.
Per verificare come
Vico metta in pratica la tecnica oratoria nel­
la
Scienza nuova,
l’A. analizza alcuni celebri
passi vichiani dedicati alle origini dell’uma­
nità che le consentono di «cogliere il costi­
tuirsi di due tipi di discorso, l’uno chiuso tra
premesse e conclusione, e rigidamente de­
terminato nello sviluppo, l’altro aperto in
tutti i sensi e in tutte le fasi» (p. 174); in tut­
ti i casi, però, l’intento principale perseguito
dal filosofo, attraverso tecniche espositive e
argomentative mutuate dal discorso retorico,
è di far rivivere nel lettore l’estrema com­
plessità e ricchezza della realtà umana.
[R. M.]
38.
SERRAPICA
Salvatore,
Discussioni di
logica nella Napoli di Vico,
in
IImondo di Vi­
co/Vico nel mondo. In ricordo di Giorgio Ta­
gliacozzo,
a cura di F. Ratto, Perugia, Guer­
ra, 2000, pp. 231-242.
L’A. prende spunto dall
'Elogio storico
del Signor Abate Antonio Genovesi
di G. M.
Galanti (Napoli, 1772) per notare come in
quel testo Genovesi venga implicitamente in­
dicato come critico della
Logique
di Pon
Royal, in particolare per la sua problematiz­
zazione del ruolo della logica nella
ratio stu­
diorum.
Si tratta, rileva l’A., di un problema
in vario modo già sollevato dalle critiche di
Vico all’Arnauld - nel
De ratione -
e dal Do-
ria - nell’
Educazione del Principe
- che si era­
no opposti all’esclusività del metodo geome­
trico per la ricerca della verità. Già nel pri­
mo decennio del secolo a Napoli «il dibatti­
to, quindi, si ampliava, non si trattava più so­
lo di assegnare un posto preciso alla logica, e
se questa dovesse essere quell’arnauldiana,
ma ci si poneva anche il problema di quale
dovesse essere il rapporto di questa con la
geometria» (p. 233). Prima di considerare
più da vicino l’opera del Genovesi l’A. indi­
ca, a ulteriore conferma della presenza a Na­
poli di una discussione critica della logica di
Port-Royal, le testimonianze autobiografiche
- di segno diverso - da un lato, del M. Far-
della, morto a Napoli nel 1718, iniziato al
pensiero di Cartesio dal Borrelli, mentre, dal­
l’altro Gherardo degli Angioli, nel 1723, ri­
corda come proprio la lezione vichiana l’a­
veva avvicinato ai «nuovi pensamenti» intor­
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