AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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documento in grado di attestare la revisione
operata da Vico, dopo la stampa, sul testo del
1728, l’A. adduce a testimonianza un mano­
scritto della
Vita
conservato a Bergamo che
funge da
descriptus dell’editio princeps
di­
spersa. La restituzione delle emendazioni e
integrazioni al testo offrono esempio della
quantità di lacune e sviste che il testo vene­
ziano presentava e pone il problema del mar­
gine d’intervento consentito al moderno edi­
tore di fronte a una
princeps
così guastata dal­
la stampa. Un’analisi, quella della Verdirame,
alle soglie della prossima pubblicazione del
volume dell’edizione critica dell’opera vi­
chiana curata per la collana delle
Opere
del
«Centro di studi vichiani», che fa anche il
punto sulla situazione attuale della tradizio­
ne testuale relativa all'edizione dell’opera.
[M. S.]
45.
V e rri
Antonio,
Con Vico nel secolo
dei Lumi
, in
11 mondo di Vico/Vico nel mon­
do. In ricordo di Giorgio Tagliacozzo,
a cura di
F. Ratto, Perugia, Guerra, 2000, pp. 419-443.
Lo scritto dello studioso recentemente
scomparso ripropone alcuni temi a lui cari;
in particolare, quello del rapporto tra Vico e
l’illuminismo, nell’intento di sottrarre Vico
ai possibili precorrimenti, «per coglierlo, in­
vece, uomo del suo tempo, vissuto all’alba
del secolo dei Lumi, in un ideale incontro e
scontro con i suoi contemporanei (...), non
in ritardo né in anticipo, sulle dottrine del
proprio tempo ma che ne visse la comples­
sità attraverso il rispecchiamento, talora
deformante, della sua mente geniale ma con­
fusionaria» (pp. 420-421).
Il
Vico che sia affaccia agli albori del­
l’illuminismo ha ormai preso definitivamen­
te le distanze con il razionalismo cartesiano,
con il quale il conflitto «in nessun modo po­
teva essere mediato e superato» (p. 422), e
guarda al passato, «di cui intende riportare
alla luce pensieri e aspirazioni, in un mondo
che pare li abbia dimenticati»
(ivi).
Ecco per­
ché Vico, nel secolo dei Lumi, si incontra con
la tradizione e col presente. Ma tale incontro
ha una impronta assolutamente originale. Di
contro alla storia universale di Bossuet da
una parte, per il quale «la storia universale,
prima e dopo di Cristo, era già prevista e de­
lineata nella
Scrittura,
secondo una succes­
sione di fatti che forniva giustificazione e
spiegazione delle vicende storiche» (p. 425),
e alla prospettiva storica di Voltaire, «che
traduceva in termini laici il programma di
Bossuet», dall’altra, Vico assume una posi­
zione che Verri definisce «a mezza strada».
«Di Bossuet infatti, Vico conserva l’orienta­
mento teologico-prowidenzialistico, del se­
condo la riduzione delle vicende storiche a
fatto umano, ossia a un campo in cui prota­
gonista e attore è l’uomo» (p. 427). Più com­
plesso è l’ideale incontro di Vico con Rous­
seau; ma indiscutibili sono gli elementi sin­
tonici che l’A. mette in luce, a partire da una
«chiara presenza di provvidenzialismo e fi­
nalismo con una forte componente morale e
religiosa, assente in Voltaire»
(ivi),
laddove
in Vico è presente il rapporto con la religio­
ne e la tradizione biblica che è assente nel gi­
nevrino. D’altra parte, il tema del rapporto
natura-civiltà rappresenta un terreno comu­
ne di estrema importanza, anche se, sottoli­
nea Verri, l’intento etico-politico che muove
Rousseau in questa ricognizione, «è più for­
te che in Vico» (p. 429). In entrambi, vi è
l’opposizione all’idea di progresso: «Vico per
la visione ciclica del corso storico, con una
considerazione polemica degli sviluppi della
civiltà; Rousseau, maggiormente avverso alla
sua età in cui gli sembra concludersi il lungo
cammino dell’umanità, che con l’eccesso di
civiltà, ha smarrito il senso della propria de­
stinazione» (p. 430).
Ma i temi affrontati da Vico, su cui l’A. si
sofferma specificamente, producono profon­
de risonanze nella cultura europea a lui con­
temporanea; e il nome di Warburton (autore
peraltro caro allo studioso pugliese), insieme
a quello di Condillac,
«è
dei più significativi»
(p. 439). Molti sono i punti di contatto tra Vi­
co e il filosofo inglese: dalla critica all’inter­
pretazione corrente dei geroglifici che li ve­
deva come un espediente per nascondere al
volgo i misteri, alla individuazione delle ori­
gini umane della civiltà e del linguaggio, alla
ricostruzione, intrapresa da entrambi, del lin­
guaggio «per sole vie naturali, seguendo un
1...,223,224,225,226,227,228,229,230,231,232 234,235,236,237,238,239,240,241