I LUOGHI DELLA CONTEMPLAZIONE
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do tale, che sicuramente la sua parte superiore, la ragione, avrebbe comandato
con dolcezza, mentre la parte inferiore, la volontà, avrebbe obbedito senza al
cun contrasto18.
Nel
De constantia,
per descrivere le modalità del culto di Dio nell’o
rizzonte della «contemplazione pura», Vico indica come «parti» di que
sto culto la castità della mente e la pietà dell’animo; la prima esprime l’as
soluta sincerità e trasparenza propria dell’uomo incorrotto. La «pietas
animi», «che viene propriamente chiamata ‘amore di Dio’», esprimeva
un sentimento che comprendeva non solo Dio, ma il prossimo nella sua
totalità. Ecco perché, dice Vico, castità e pietà costituivano «la sapienza
integra e pienamente eroica»19.
Con il peccato vengono meno i benefici che l’uomo traeva dal rap
porto con se stesso, con Dio e con il prossimo. Se la colpa di Adamo non
cancella del tutto le tracce della condizione privilegiata, i «semi della ve
rità», come li chiama Vico20, in questa nuova realtà viene meno il rapporto
immediato con l’eterno Vero. Il culto di Dio, privato dell’originaria con
templazione, trasforma profondamente i suoi valori. Gli elementi che ca
ratterizzavano la condizione dell’uomo incorrotto subiscono una «per
versione»: la ragione
«è
sopraffatta dalla volontà»; la volontà che sopraffa
la ragione
«è
concupiscenza» e «con ogni suo sforzo esercita la sua po
tenza contro la ragione»21; la ragione «schiava della concupiscenza è er
rore; la potenza della volontà indirizzata contro la ragione è perturbazio
ne dell’animo»22. La concupiscenza è a sua volta prodotta da un’altra
«perversione», l’amore di sé, «per cui l’uomo si compiace di se stesso»,
mentre la potenza
«è
ora debolezza»
(infirmitas)2*.
Anche gli altri valori
si trasformano. La sapienza, ovvero la totalità della «contemplazione di
Dio con mente pura (...), si scisse»: adesso esprime, da una parte, «quel
la contemplazione delle cose più elevate, che un tempo era solo una par
te della sapienza umana nel suo stato di integrità»24; dall’altra, in quanto
legata alla conoscenza umana applicata alla pratica, costituisce un valore
societario, la
prudenza,
del tutto assente nella condizione di perfezione in
18
lbid.,
cap. XVI.
19
De const. philos.,
cap. IV.
20 «Nell’uomo corrotto non sono del tutto estinti quei semi della verità che, con l’aiuto
di Dio, lottano contro la corruzione della natura»
(De uno
, cap. XXXTV).
21 Rifacendosi alla tradizione agostiniana, Vico considera la mente e la sua corruzione por
tatrice della concupiscenza, mentre la corporeità ha, in relazione al peccato, solo una valenza
funzionale, strumentale e, soprattutto, occasionale.
22
De uno,
capp. XXI, XXII.
23
lbid.,
capp. XXIII, XXXV.
24
De const. philos.,
cap. IV.