I LUOGHI DELLA CONTEMPLAZIONE
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Questa Scienza procede appunto come la geometria, che, mentre sopra
i suoi elementi il costruisce o ’l contempla, essa stessa si faccia il mondo del­
le grandezze; ma con tanto più di realità quanta più ne hanno gli ordini d’in­
torno alle faccende degli uomini, che non hanno punti, linee, superficie e fi­
gure64.
La convergenza tra
verum-factum
divino e umano si è compiuta; la
scienza nuova si fonda su prove «d’una spezie divina»; e il piacere che
tale contemplazione arreca è un piacere
divino
«perocché in Dio il co­
noscer e ’l fare è una medesima cosa»65. Questa analogia nel piacere, que­
sta comunanza tra uomo e Dio nella contemplazione del mondo viene
riproposta da Vico nel capoverso 345 della
Scienza nuova
, dove scrive:
Il
leggitore pruoverà un divin piacere, in questo corpo mortale, di con­
templare nelle divine idee questo mondo di nazioni per tutta la distesa de’
loro luoghi, tempi e varietà66.
Come si vede, Vico ha da una parte ribaltato il concetto di contem­
plazione caro alla mistica estrema, caricandolo di un eroismo inaccetta­
bile ai sostenitori dell’annullamento del volere umano; dall’altra, lo ha
recuperato nel rapporto con quel vero eterno che si trova ormai nelle di­
stese dei «luoghi, tempi e varietà» del mondo delle nazioni. La nota con­
clusiva («Pratica della Scienza nuova»), che Vico non pubblicherà, non
avrebbe saputo contrapporsi in modo più efficace a un certo tipo di con­
templazione di quanto non faccia la stesura definitiva. La perplessità di
Vico, per cui «tutta quest’opera è stata finora ragionata come una mera
scienza contemplativa d’intorno alla comune natura delle nazioni» ri­
schiando di «mancare di soccorrere alla prudenza umana»67 viene in
64
Ibid.,
capov. 349, p. 125.
65
Ibid.,
p. 126.
66
Ibid.,
capov. 345, p. 124. Scrive Del Noce: «Ciò a cui porta la
Scienza Nuova
è il senti­
mento di ammirazione per l’architettura dell’universo, considerata nelle sue leggi storiche. Ma
precisamente lo stesso, in relazione alle leggi generali del mondo fisico, aveva detto Male-
branche: ‘io non ammiro tanto gli alberi coperti di frutti e di fiori quanto la loro crescita me­
ravigliosa in conseguenza delle leggi naturali’
(Entretiens X,
7). È il passaggio alla considera­
zione delle trame del mondo e dei principi di unità che lo reggono, il trasporto dell’attenzio­
ne degli oggetti alla maniera con cui Dio ne empie il mondo e alla coordinazione dei vari si­
stemi di leggi, che fonda per Malebranche l’emozione estetica nella sua purezza. È questa
unione estremamente simile di emozione estetica, di scienza e di pietà (‘questa Scienza porta
indivisibilmente seco lo studio della pietà, e..., se non siesi pio, non si può daddovero esser
saggio’ parole finali della seconda
Scienza Nuova)
il tratto ultimo che manifesta la parentela
dei due sistemi»
(D
el
N
oce
,
op. cit., pp. 506-507).
67 «Pratica della Scienza nuova», appendice a
Sn44,
capov. 1405, p. 511. Su tale questio­
ne desidero solo menzionare le osservazioni conclusive del lucido saggio di A.
PONS,
Vico et
1...,31,32,33,34,35,36,37,38,39,40 42,43,44,45,46,47,48,49,50,51,...241