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ROBERTO MAZZOLA
Il
Nicolini ci offre come al solito un suo approccio al problema, di
certo frettoloso ma non privo di buon senso, e giudica che per chi già
conosca bene la
Scienza nuova Videa dell’Opera
«non offre al certo par
ticolari difficoltà d’intendimento; ma che - tiene ad evidenziare il Nico
lini - per chi la
Scienza nuova
sia libro ancora indelibato, riesce, preci
samente come l’affine
Sinopsi del Diritto universale,
un capolavoro di si-
billinità»3. Né miglior sorte tocca alla «Dipintura» definita, per chi non
conosca Vico, «un rebus indecifrabile» se non addirittura «un aggrega
to di segni cabalistici». Anche se non è detto esplicitamente il Nicolini
guarda all’«Idea dell’Opera» come ad una sorta di prefazione, che come
tutti sanno, è l’ultima cosa scritta di un libro anche se presentata per pri
ma; di qui il sottinteso consiglio di leggerla alla fine. Abitudine oggi
giorno più che legittima da parte del lettore smaliziato che affronta un
testo a lui contemporaneo, ma irta di insidie nel complesso rapporto do
verosamente intrattenuto con i «classici».
Nel nostro caso nell’«Idea dell’Opera» abbiamo avvertito, al di là del
la prosa evocativa di immagini suggestive e ricche di rimandi, la tensio
ne sistematica non risolta e l’ansia razionalizzatrice di un pensiero estre
mamente fiducioso nelle capacità della ragione di penetrare gli angoli più
nascosti ed oscuri dell’agire umano se non persino di quello divino. Co
me del resto anche la presenza della «Dipintura» non va considerata sem
plice concessione ad artifici rinascimentali ormai superati dai tempi e ba
sti pensare alle illustrazioni dei libri di Bacone o all’«orrido» Leviatano
di Hobbes e ancora in piena età dei Lumi alle immagini nei testi di D i
derot, Rousseau e, perché no, anche a quelle del
VEnciclopédie*.
In realtà
siamo in una età in cui godeva ancora ampia fortuna il motto
deìl’Ars
poetica
di Orazio «ut pictura poèsis» non meno di quello attribuito da
Plutarco a Simonide di Ceo che la pittura sia poesia muta e la poesia pit
tura parlante. Nel caso di Vico lo sforzo filosofico che pervade per inte
ro la sua esistenza intellettuale si manifesta anche in una creazione arti
stica indirizzata all’intelligenza più che al godimento estetico dei lettori.
zione veneziana della
Scienza nuova
e le polemiche che l’accompagnarono e che spinsero Vi
co a stenderne il minuzioso resoconto poi soppresso in fase di stampa, si veda la
Nota
del Ni
colini all’edizione della
Scienza nuova seconda,
Bari, 1942, voi. II, pp. 341-349 (edizione usa
ta per le citazioni qui indicate con il numero del capoverso). Un approfondimento sull’intera
vicenda in V.
PLACELLA,
La mancata edizione veneziana della Scienza Nuova,
in
Vico e Vene
zia,
a cura di C. De Michelis-G. Pizzamiglio, Firenze, 1982, pp. 143-182.
3 F. N
icolini
,
Nota,
cit. p. 349.
4 A.
H
azard
,
Reinold, Vico, Blackwell, Blake: The Fate o fAllegory,
in
Allegory: Theory,
Fradice and Contexts in thè Late Seventeenth and Eighteenth Centuries,
ed. by K. L. Cope,
New York, 1993, pp. 3-20,