L’«IDEA DELL’OPERA» DI G. VICO
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concezione unitaria del sapere e dall’altro il nesso filosofia-teologia ani
mato dalla personale religiosità di Vico.
II
percorso compiuto nell’evoluzione dell’umanità, fermi restando i
pericoli di involuzione storicamente accertabili, coinvolge le capacità co
noscitive e speculative dei filosofi. Per quanto riguarda la filosofia mo
derna, Vico ritiene che essa, nel suo complesso, vada collocata tra gli sta
di superiori della civiltà e come tanti intellettuali del suo tempo non ope
rava la cesura, divenuta poi consueta in età post-kantiana, tra filosofi e
scienziati. Infatti, quando si riferisce agli studiosi della natura dell’età
moderna usa sempre il termine «filosofi» e nel
Videa
vengono fissati i pun
ti di riferimento epistemologici della «teologia civile». La metafisica, in
fatti, contempla la provvidenza divina «sopra l’ordine delle cose natura
li» e gli autori di questo lavoro metafisico sono ovviamente dei filosofi
anche se la conoscenza del mondo naturale risulterà incompleta qualo
ra non riesca ad includere lo studio del mondo umano.
La «fascia dello zodiaco» che cinge il globo nella «Dipintura» indica
la rappresentazione del mondo nella sua interezza non solo della natura.
Ebbene, questo globo, «o sia il mondo fisico ovvero naturale, in una so
la parte egli dall’altare vien sostenuto; perché i filosofi, infin ad ora, aven
do contemplato la divina prowedenza per lo sol ordine naturale, ne han
no solamente dimostrato una parte» ed è per far giacere l’universo natu
rale e civile in perfetto equilibrio sull’altare che viene mosso il rimprove
ro ai filosofi di non aver contemplato la parte più propria degli uomini
«la natura dei quali ha questa principale propietà: d’esserè socievoli».
In un certo senso anche il mondo della natura resterebbe inconosci
bile senza lo studio degli uomini poiché l’incompleta conoscenza di
tut
te
le manifestazioni della Prowidenza ne pregiudica la piena intellegibi-
lità delle sue parti.
C ’è ben poco di fideistico nella Prowidenza vichiana affine al Dio di
tanti filosofi dell’Europa moderna che avevano awertito il bisogno e l’ur
genza di ridefinire il significato della saggezza, potenza e bontà divine
nel condurre le sorti dell’uomo come dell’universo per contrastare l’a
vanzata delle correnti materialistiche cresciute insieme al diffondersi del
le dottrine atomistiche e di valori morali esemplati dalle dottrine stoiche
ed epicuree in rotta di collisione con i principi dell’etica cristiana.
In prima approssimazione è possibile riconoscere la maggiore ade
renza di Vico ai nuclei concettuali elaborati dai sostenitori del Dio dei
filosofi razionalisti piuttosto che al cristianesimo antiumanistico del «Dio
nascosto».
Razionalismo teologico che in campo filosofico aveva avuto il suo cen
tro animatore nell’accusa rivolta al cartesianesimo di favorire l’ateismo.