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ROBERTO MAZZOLA
Le polemiche nelle accademie e università francesi ed olandesi avevano
ben presto coinvolto un po’ tutti gli intellettuali europei. I temi della
que
relle
teologica vertevano sulla libertà divina ed umana, sugli attributi di
vini e il loro rapporto con i risultati delle nuove scienze e sul ruolo spet
tante alla ragione nell’interpretazione delle Sacre Scritture. Nonostante
la sfaccettature delle tesi teologiche, tutt’altro che monolitiche, di Car
tesio e dei suoi discepoli per i loro avversari non v’erano dubbi che le
leggi della natura del
mondo
cartesiano operavano indipendentemente
dalla costante direzione divina finendo per mettere in ombra il finalismo
e la Provvidenza. Anche l ’approccio naturalistico del cartesianesimo al
lo studio dell’uomo per la sua dimensione antropologico-etica veniva
considerato poco più di un mascheramento delle teorie di sociniani e pe-
lagiani ovvero dei libertini della peggiore specie10.
Eppure l’inizio della
Scienza nuova
è un atto di omaggio ai «filosofi
naturali» che avevano con le loro ricerche «contemplato» la divina Prov
videnza nell’ordine della natura e a Vico non potevano sfuggire le con
seguenze religiose dell’idea di una Provvidenza lontana, relegata all’atto
iniziale della creazione di un universo abbandonato alle sole leggi mec
caniche; così come Vico non ignorava che la prova
from design
della mi
rabile macchina dell’universo suscitava non pochi dilemmi sugli attributi
di Dio se non addirittura sembrava sfociare nel generico appello teisti
co poiché l ’onniscenza e l ’onnipotenza divina finivano per limitarsi a vi
cenda. Un mondo perfetto avrebbe avuto Dio quale semplice spettato
re, mentre uno bisognoso di continue attenzioni avrebbe dimostrato con
le sue imperfezioni i limiti del Creatore. Inutile sottolineare come la for
mazione intellettuale di Vico avviene nel pieno della crisi della coscien
za europea, per usare la felice formula dell’Hazard, quando tra gli stes
si promotori della rivoluzione scientifica crebbero i dubbi e le perples
sità sull’ottimistica pretesa di dimostrare in via deduttiva l ’operato di un
Dio sia pure geometra o architetto matematizzante.
Vico, evidentemente, si rivolge e loda quei filosofi della natura in gra
do di conciliare scienza, filosofia e religione grazie ad una «metafisica»
esente dai rischi del materialismo e del panteismo. Non di meno egli è
attento alle implicazioni sociali e politiche delle scoperte scientifiche ed
ebbe ben chiari i rischi insiti nella concezione della società quale sem
plice
automata
e nella riduzione dell’uomo a mero groviglio di istinti e
passioni. Non siamo, però, di fronte ad un caso di reazione antimoder
na considerato che il rifiuto delle teorie di Hobbes, dello spinozismo e
10
M.
E. S
cribano
,
Da Descartes a Spinoza. Percorsi della teologia razionale nel Seicento
,
Milano, 1988.