L’«IDEA DELL’OPERA» DI G. VICO
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sue parti erano dedicate ad argomenti non estranei a quelli dell’inse­
gnamento vichiano»16.
Quanto finora accennato sta ad indicare la complessità e molteplicità
di problemi sorti su di un terreno all’apparenza neutro qual è la filolo­
gia, ma non è superfluo ricordare che solo una piccola parte dell’opera
di Vico si mosse negli ambiti propri degli studi classici. In realtà nel par­
ticolare rapporto stabilito con la mitologia si incrina ben presto la fidu­
cia nell’interpretazione letterale delle fonti classiche e già nel 1720 Vico
scriveva al Giacco di essere alla ricerca di qualcosa che andasse al di là
delle parole: «Io mi sono sforzato lavorare un sistema della Civiltà, del­
le repubbliche, delle leggi, della poesia, della Istoria e, in una parola di
tutta l ’umanità, e in conseguenza di una Filologia ragionata»17. Notiamo
di volata come il termine «ragionata» sottintenda l ’approccio filosofico,
razionale al problema del metodo storico non diversamente dalla «ra­
gionata» teologia civile della Provvidenza.
Le parole indirizzate al Giacco le ritroviamo nel
Videa
nella celebre
definizione della filologia quale «dottrina di tutte le cose le quali dipen­
dono dall’umano arbitrio, come sono tutte le storie delle lingue, de’ co­
stumi e de’ fatti così della pace come della guerra de’ popoli»18. Ventan­
ni di studi erano stati spesi da Vico alla ricerca della chiave di volta del­
l’unione di filologia e filosofia e tutto il ‘materiale’ era già negli anni Ven­
ti pronto per il grande balzo; eppure, qualcosa mancava ancora se la par­
te dedicata alla filologia nel
De constantiajurisprudentis
si apre con il ce­
lebre capitolo intitolato
Nova scientia tentatur.
All’interrogativo su cosa impedisse a Vico di raggiungere l’obiettivo du­
rante la stesura del
Diritto universale,
e soprattutto cosa lo indusse a ri­
scrivere totalmente la
Scienza nuova
del 1725, credo si possa rispondere
che la difficoltà incontrata a superare lo scoglio filologico, nelle opere giu­
ridiche e ancora filosoficamente insoddisfacente nella
Scienza nuova pri­
ma,
fosse di natura metodologica. Lo strumento della «nuova arte critica»,
messo a punto attraverso una originale interpretazione dei poemi omerici
gli permette l’auspicato connubio tra la filologia e la filosofia grazie alla ri­
lettura della mitologia classica alla luce della teoria degli «universali fan­
tastici», tanto che nel
Videa
ammette che «la discoverta del vero Omero
che nella
Scienza nuova
la prima volta stampata si era da noi sentita ma non
intesa, e in questi libri, riflettuta, pienamente si è dimostrata»19.1 poemi
16 M.
SlNA,
Vico e Le Clerc. Trafilosofia efilologia,
Napoli, 1978, p.
12.
17 G. Vico,
Epistole,
a cura di M. Sanna, Napoli,
1993,
p.
86.
18 Capov. 7.
19 Capov. 6.
1...,53,54,55,56,57,58,59,60,61,62 64,65,66,67,68,69,70,71,72,73,...241