L’«IDEA DELL’OPERA» DI G. VICO
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campo) di realtà effettuali che trovano validità logica nella «storia idea
le eterna». Se questi canoni siano omologabili a quelli delle scienze fisi-
co-matematiche e/o naturali è questione che ha fatto scorrere fiumi d ’in
chiostro in discussioni spesso viziate dall’attualizzazione e da intenti po
lemici che ne hanno stravolto i lineamenti originari impedendone la pie
na storicizzazione. Ma, al di là dei discordanti giudizi sull’esito del tita
nico sforzo di Vico, il tentativo di una nuova scienza è da Vico lasciato
aperto agli sviluppi futuri della «filologia» e della filosofia; tra i «ragni»
e le «formiche» Vico opta per le laboriose api di baconiana memoria22.
Non a caso più che i contributi specifici quel che continua ad affascina
re i lettori del capolavoro vichiano è il poderoso sforzo di comprensio
ne razionale della storia umana e delle forze materiali e spirituali in essa
agenti. La nuova scienza vichiana è un continuo invito per il lettore a la
vorare in proprio, nonostante le innegabili tentazioni a chiudersi in si
stema chiuso, secondo la proposta di una «filosofia dell’autorità», che è
poi critica storico-filosofica delle fonti, e che per quanto riguarda Vico
non fa sconti nemmeno all’amato Tacito quando si tratta di ribaltare il
celebre
incipit
degli
Annali.
«I re tennero per primi il governo di Roma».
Il metodo applicato da Vico è, in realtà, qualcosa di proteiforme e non
sempre coerente con se stesso tanto da rendere la prudenza d’obbligo di
fronte all’affermazione che la sua scienza «ragiona con uno stretto me
todo geometrico», perché nel migliore dei casi dovremmo rimanere nel
l ’ambito della «storia ideale eterna» rinunciando al tenace attaccamen
to di Vico alla concretezza della storia. Un senso storico spinto sino al
l ’estremo limite delle ‘origini’ dove il cominciamento della vicenda uma
na acquista spessore antropologico in opposizione alle finzioni giusna
turalistiche. Contro i ‘tipi ideali’ escogitati dai teorici del giusnaturali
smo moderno Vico si ostina a proporre la realtà storica dello stato di na
tura
ex lege
sia pure generalizzato nei suoi tratti comuni. La differenzia
zione tra empi-vagabondi-deboli, empi-vagabondi-forti e pii-casti e for
ti non sono per Vico metafore poetiche di un immaginario stato di na
tura e in questo, come in altri casi, egli ritiene di essere di fronte al vero
andamento storico delle origini dell’umanità. Più che da necessità logi
ca Vico era giunto alle sue conclusioni spinto da una strana miscela di
critica veterotestamentaria e omerica di mitologia e diritto romano ar
caico, che erano stati il banco di prova del primo tentativo di raggiun
gere una scienza nuova già nel
Diritto universale.
In quelle fondamenta
li pagine prendono forma le ragioni, gli argomenti, le tecniche esegeti
che e critiche così come le contaminazioni, le dipendenze, le forzature e
22 F.
BACON,
Novum Organum,
aforisma XCV.