LA STRUTTURA DEL «CERTO» NELLE OPERE GIURIDICHE VICHIANE
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trovare nelle prime pagine del
Liber
vichiano i passi cui Croce intende
va, pur rielaborandoli, fare riferimento. Per certi versi è invece opposto
il caso del passo del capitolo successivo, nel quale si ripresenta il
certum
:
La conversione del vero col fatto nelle scienze morali non poteva non ri
percuotersi nella trattazione del certo, ossia (secondo uno dei parecchi si
gnificati, e forse il principale, che il Vico attribuisce a questa parola) delle
cognizioni storiche (del
peculiare, certum,
contrapposto al
commune
o
ve
rum)-,
il che forma l’altro tratto importante della seconda gnoseologia vi
chiana. Nella prima gnoseologia, quelle cognizioni erano legittimate e pro
tette, come si è visto, col parificarle a ogni altra sorta di conoscenze, tutte
egualmente deboli o egualmente forti, perché tutte fondate sulla probabilità
e sull’autorità, sia dell’individuo (autopsia) sia del genere umano. Ma, in
nalzata di sopra alla autorità e alle probabilità la conoscenza dello spirito
umano e delle sue leggi, le cognizioni storiche, quantunque di loro natura
fondate sempre in qualche modo sull’autorità, venivano rischiarate di nuo
va luce. Il certo doveva entrare in un nuovo rapporto, perché aveva ormai
di fronte non un altro certo, ossia una semplice conoscenza probabile circa
lo spirito umano, ma un vero, una conoscenza filosofica9.
I
riferimenti bibliografici in nota sono alla «Dedica» introduttiva al
De constantia
e ad alcuni «Corollari» della
Scienza nuova
(1744). Tutta
via, ad un esame di tali testi, non è possibile rinvenirvi tutte le nozioni
esposte. I termini di
«peculiare»
e di «
commune
» sono fra loro contrap
posti altrove, in un passo del
Liber,
e si è già notato come l ’esame di quel
l’opera fosse confinato da Croce nel primo capitolo della sua monogra
fia. Le considerazioni sul probabile, sull’autorità e sulla sua doppia ori
gine (esterna e interna) trovano invece posto nelle
definitiones
introdut
tive al
De uno
10, ove, per soprammercato Vico rinvia, pur genericamen-
st’ultima la sua forma più sviluppata e matura, alla quale principalmente giova riferirsi »
(ibid.,
p. 41). Anche tali giudizi e scelte furono condivise da gran parte della critica vichiana suc
cessiva. Le giustapposizioni, le manipolazioni e i riordinamenti sulla base dell’apparato con
cettuale crociano, non erano in fondo, di per sé, diverse da quelle operate dagli studiosi cat
tolici cui Croce si contrapponeva esplicitamente.
Ancora differenti le difficoltà della nota al primo capitolo che, eccezionalmente, si limita
ad elencare una serie di titoli di opere vichiane
(De ratione. De antiquissima, Risposte, Auto-
biografia
); e solo per un riferimento alla Riforma rinvia in dettaglio ad una pagina dell’edi
zione Ferrari.
9
Ibid.,
p. 36.
10 Forse Croce fu indotto a fondere quest’altra fonte anche per qualche vaga affinità fra
i termini presi in esame. L’evocata seconda parte dei «Corollari d’intorno agli aspetti princi
pali di questa scienza», si apre infatti col seguente capoverso (386): «Quindi incomincia an
cora una filosofia dell’autorità, ch’è altro principal aspetto c’ha questa Scienza, prendendo la
voce ‘autorità’ nel primo suo significato di ‘proprietà’, nel qual senso sempre è usata questa